I programmi tv per bambini contengono troppo bullismo

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II bullismo è un fenomeno dilagante e va corretto quanto prima. In che modo? Ovviamente con l’educazione. Non è facile educare i bambini, soprattutto se sono bersagliati da messaggi sbagliati. Un recente studio delle università dell’Indiana e dell’Illinois (Usa) ha evidenziato come moltissime trasmissioni tv per bimbi dai 2 agli 11 anni contengano forme di violenza e aggressività.

Per giungere a questa tesi sono stati analizzati 50 programmi per bambini, ovviamente i più popolari, e 150 trasmissioni. È emerso che il 92 percento di questi prodotti racchiude delle forme di aggressività, con 14 esempi negativi all’ora.  Proteggere i nostri piccoli dagli esempi negativi non è possibile e forse non è neanche giusto, nel senso che il bambino – nel suo percorso di crescita – deve anche imparare a distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato.

Diventa però inopportuno esporre i bambini a violenza gratuita. Gli esperti durante la ricerca hanno quindi considerata anche questi due modi diversi di leggere alcuni programmi. Nicole Martins, autore dello studio, ha dichiarato all’Adnkronos:

Questi dati dovrebbero aiutare i genitori e gli educatori a riconoscere che il bullismo si può nascondere nei programmi televisivi per bambini. I genitori non devono presumere che una trasmissione vada bene per i loro figli semplicemente perché non contiene violenza fisica. Piuttosto, dovrebbero essere maggiormente consapevoli delle rappresentazioni che non sono esplicitamente violente in senso fisico, ma sono comunque antisociali.

Gli esperti quindi hanno fatto appello ai genitori, soprattutto a quelli che accendono la tv ai bambini e poi li lasciano soli davanti alla luminosa scatola nera. La televisione è una baby-sitter favolosa e tra l’altro costa anche poco, ma non per questo bisogna dimenticarsi del potere che ha soprattutto sui bimbi. È molto importante quindi fare attenzione ai messaggi, anche quelli meno espliciti, e scegliere con cura l’intrattenimento mediatico per i nostri figli.

 

Photo Credit| ThinkStock

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