Poesia di Natale, La mangiatoia di Ai Quing

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Care amiche mie, ci siamo. Domani è la vigilia di Natale. Un giorno ricco di significati e di magia e che da sempre è il più atteso dell’anno da grandi e piccini. Ricreare tra le mura domestiche l’atmosfera di Natale, soprattutto quando ci sono dei bambini, è una delle gioie più belle che ci accompagnano ogni anno. Uno dei simboli natalizi più importanti che appartengono alla tradizione classica è, sicuramente il presepe e, in particolare la mangiatoia. Gesù bambino, infatti, appena nato venne deposto in una mangiatoia.

La mangiatoia non è solo il simbolo della miseria e dell’umiltà che hanno accompagnato la nascita e la vita di Gesù ma anche un simbolo del suo destino. La mangiatoia, infatti, viene generalmente usata per contenere il cibo delle bestie e allo stesso modo Gesù sarà il cibo per l’anima di coloro che crederanno in lui. Oggi ho deciso di farvi conoscere una bella poesia di Ai Quing, poeta cinese del ‘900, dedicata proprio alla mangiatoia.

La mangiatoia

Per l’anniversario della nascita di un Nazareno
Perché nevica ancora?
I passeri sulla staccionata guardano il cielo
il cielo è così buio
qualcuno passa oltre la mangiatoia
alla mangiatoia, il pianto di una donna
come se le lacrime di dolore e vergogna
di tutta una notte
ancora non bastassero a inumidire
la terra inaridita dell’inverno!
Qualcuno passa oltre la mangiatoia
dalla mangiatoia vengono lamenti che strappano il cuore
ah , con innumerevoli dita
la folla segna la fanciulla-madre
sprezzata come immondizia
nessuno è disposto a portarle un catino per il sangue
a versarle un secchio di acqua calda.
II vento penetra nelle crepe del muro di terra
è il ghigno del freddo invernale
lei lotta lotta lotta
la testa appoggiata alla staccionata
guardate, tra i capelli scarmigliati
scintillano febbri citanti gli occhi luminosi
questa donna di Betlemme scacciata,
esposta alla pubblica infamia
vittima del disprezzo della folla
tutto il corpo in un bagno di sudore
Vento soffia ancora con forza
perché ti sei placato?

Ascoltate i teneri vagiti
il sangue della puerpera
la mangiatoia mai prima fiorita
ha cosparso di splendidi fiori
la piccola vita
dà nuova forza alla madre
nella paglia di riso quattro membra si muovono
qualcuno passa oltre la mangiatoia
rivolge sguardi obliqui
qualcuno passa oltre la mangiatoia
si allontana sdegnoso
qualcuno passa oltre la mangiatoia
muove gelide risa
il bimbo primogenito
col suo pianto spaurito
viene a conoscere questo mondo straniero
dalla nebbia del malessere
Maria si risveglia
china il viso di cenere
e parla tra le lacrime
che scorrono ininterrotte
«Bambino mio
a Betlemme
noi saremo scacciati
noi andiamo
raminghi a farti crescere
Oggi ci incamminiamo
ricordati che sei
nato nella mangiatoia
figlio di una donna reietta
che ti ha dato la vita nel dolore e nell’ oppressione
quando ne avrai le forze
dovrai con le tue lacrime
lavare i peccati degli uomini».

Dolorosamente si leva
avvolge il neonato nel suo petto
e desolata lascia la mangiatoia
fiocchi di neve turbinano sui suoi capelli sparsi
in silenzio
va via.

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