Centri estivi per bambini, i pro e i contro

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La scuola è finita da qualche giorno e già cresce l’urgenza di pensare a come far trascorrere il tempo ai propri bambini: senza la scuola molti genitori che lavorano si trovano in difficoltà nella gestione dei loro bambini e in molti casi il centro estivo diventa la soluzione giusta.

bambini, centro estivo

Se le scuole elementari si sono concluse lo scorso 8 giugno, gli asili nido chiuderanno il prossimo 30 giugno e dal 3 luglio sarà necessario organizzarsi. E soprattutto mettersi le mani in tasca perché l’investimento è pari, come minimo, a 50 euro a settimana. 

Secondo uno studio condotto dall’Adoc, se il 60% delle famiglie vorrebbe usufruire del centro estivo, solo il 25%, quindi una famiglia su 4, riesce a mandare effettivamente i bambini almeno per una settimana sopratutto per motivi economici.

L‘associazione dei consumatori denuncia spese fin troppo alte e non inferiori a 300 euro a settimana salvo poi alcuni casi per i genitori di con Isee molto basso e con riduzioni per chi iscrive un secondo figlio, 35 ai 45 euro, con riduzioni dal secondo figlio in poi ed è gratuito per genitori con un Isee molto basso, ma tutto ciò è variabile da comune e comune.

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E viste le cifre, l’Adoc lancia la proposta di rendere detraibili le spese dei campi estivi esattamente come per le spese per l’istruzione scolastica.

In parecchi casi, è il Comune stesso ad organizzare i centri estivi, anche attraverso polisportive o associazioni culturali all’interno delle stesse scuole, ma la situazione varia da città a città.

Qualche esempio? A Roma invece si paga un tot a settimana partendo da un minimo di 50 minimo (con sconti sui secondi figli), a Milano e Firenze si paga a seconda del reddito, tramite Isee, proprio come per la mensa scolastica: spessi ci si ritrova anche nella stessa classe e con gli stessi compagni dando però al bambino l’impressione di non staccare mai.

È poi necessario scegliere il centro estivo maggiormente in linea con le attività preferite dai bambini: si va dalle attività sportive (magari praticando uno sport che già si conosce o iniziandone uno nuovo) al gioco, ma anche a laboratori manuali ed espressivi.

Da questo punto di vista non c’è che l’imbarazzo della scelta, ma a fare la differenza spesso sono proprio le associazioni che organizzano il centro e le attività anche perché la permanenza del bambino all’interno del centro è minimo di sei ore con tanto di pranzo compreso.

photo credits | thinkstock

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