Accademici e l’appello al Governo, gli studenti scrivono male

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Gli studenti italiani scrivono male e non sanno esprimersi.

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È questo l’allarme lanciato da oltre 600 docenti universitari, tra cui accademici della Crusca, storici, linguisti, rettori, filosofi, sociologi ed economisti, che si appellano al Governo chiedendo di intervenire nella scuola

È chiaro ormai da molti anni che alla fine del percorso scolastico troppi ragazzi scrivono male in italiano, leggono poco e faticano a esprimersi oralmente. Da tempo i docenti universitari denunciano le carenze linguistiche dei loro studenti (grammatica, sintassi, lessico), con errori appena tollerabili in terza elementare. Nel tentativo di porvi rimedio, alcune facoltà hanno persino attivato corsi di recupero di lingua italiana, ma il tema della correttezza ortografica e grammaticale è stato a lungo svalutato sul piano didattico”. “

Esordisce così la lettera indirizzata al presidente del Consiglio e al ministro dell’Istruzione e Parlamento e firmata da 600 docenti, tra cui i filosofi Massimo Cacciari e Roberto Esposito, gli storici Ernesto Galli della Loggia e Luciano Canfora, i costituzionalisti Carlo Fusaro e Paolo Caretti.

Ci sono alcune importanti iniziative rivolte all’aggiornamento degli insegnanti, ma non si vede una volontà politica adeguata alla gravità del problema. Abbiamo invece bisogno di una scuola davvero esigente nel controllo degli apprendimenti, oltre che più efficace nella didattica, altrimenti né l’impegno degli insegnanti, né l’acquisizione di nuove metodologie saranno sufficienti. 

Nella lettera i docenti indicano che le misure necessarie affinché al termine del primo ciclo di studi gli studenti possano entrare in possesso dei necessari strumenti linguistici di base, ma risulta svilente e allarmante l’appello lanciato dai 600 docenti alcuni dei quali ammettono di trascorrere più tempo del necessario a correggere gli errori linguistici e di ortografia delle tesi.

 

photo credits| thinkstock

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