L’aborto spontaneo è un evento estremamente doloroso e diffuso, ma spesso poco discusso, lasciando le donne e le coppie che lo vivono con sentimenti di solitudine e colpa.
È fondamentale parlarne per normalizzare l’esperienza e far sapere che non compromette necessariamente il successo di future gravidanze.

Quali possibili cause per un aborto spontaneo?
Si tende ad attribuire l’aborto spontaneo a fattori come cattive abitudini (es. alcol) o l’età avanzata della gestante. Sebbene il rischio aumenti con l’età (dal 15% nelle più giovani al 50% oltre i 45 anni), la problematica è molto più complessa. Focalizzarsi unicamente sull’età può generare sensi di colpa ingiustificati, soprattutto considerando che fattori socio-economici e lavorativi spesso ritardano la possibilità di concepire.
In realtà le cause sono molteplici e possono essere legate a condizioni materne (patologie autoimmuni, infezioni, malformazioni uterine) ma, nella maggioranza dei casi, dipendono da anomalie cromosomiche (aneuploidie) dell’embrione. Queste anomalie sono quasi sempre un evento casuale e sporadico, la cui frequenza cresce con l’età materna ma non è mai a rischio zero in nessuna fascia. Un singolo aborto spontaneo è generalmente considerato un evento isolato e non richiede indagini cliniche specifiche. La situazione cambia in caso di poliabortività (più eventi abortivi), dove lo specialista può ritenere necessario un approfondimento diagnostico.
Quali sono i sintomi e come affrontare un aborto spontaneo?
Il primo trimestre è il periodo a maggior rischio, purtroppo i segni non sono sempre inequivocabili. Sintomi come dolori addominali simil-mestruali o perdite ematiche possono verificarsi anche in gravidanze normali. Allo stesso modo, l’assenza o la scomparsa di nausea o tensione mammaria (sintomi tipici iniziali) non è per forza correlata a un’interruzione. Tuttavia, forti dolori addominali e sanguinamenti simili a una mestruazione sono considerati segni prognostici negativi. Attenzione però, perché l’aborto può essere anche assolutamente asintomatico (aborto ritenuto).
La cosa più importante da sapere, e che è un grande elemento di rassicurazione, è che accorgersene prima non avrebbe cambiato il destino della gravidanza, poiché si tratta di eventi non prevenibili. L’aborto spontaneo rientra a tutti gli effetti nei lutti perinatali e come tale deve essere gestito. Spesso l’evento è considerato “para-fisiologico” in quanto non derivante da patologie costitutive. È cruciale comunicare questo aspetto in modo sensibile, per evitare che la coppia percepisca una svalutazione del proprio dolore. È fondamentale ascoltare e comunicare correttamente con la coppia, preparando i partner alle possibili difficoltà psicologiche ed emotive, come il senso di impotenza, colpa, tristezza e sfiducia. È importante riconoscere quando si rende necessario un supporto psicologico per affrontare e superare al meglio questo lutto. Confrontarsi con altre esperienze può offrire conforto, ricordando che, sebbene una perdita non venga cancellata, una futura gestazione felice non è preclusa.





