Le nuove Barbie alte, magre e basse sono ideali per le bambine

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La notizia in questi giorni era su tutti i giornali. Mattel ha deciso di fare della Barbie, una bambola un po’ più moderna e non uno stereotipo della pin up. Con seni prosperosi e corpo da modella, per 50 anni è stata portatrice di un messaggio non proprio positivo. Sono state create quindi tre nuove Barbie: la spilungona, la bassettina e quella leggermente in sovrappeso. In ognuna delle tre varianti, poi, si può scegliere il colore di capelli e di carnagione.

barbie

Operazione promossa dai pediatri italiani che considerano questa novità ottima per le bambine: le nuove Barbie possono aiutarle nel processo di accettazione del corpo con tutti i suoi difetti, aiutarle a uscire da uno stereotipo di eccessiva magrezza che fa molti danni a giovani e giovanissime. Giampaolo de Luca vicepresidente della Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza ha così commentato:

“E’ una buona iniziativa perché le bambine si identificano con la bambola che diventa un modello cui aspirare”.

La Barbie classica, però, mal si adatta alla tipologia femminile mediterranea che difficilmente è longilinea e bionda, precisa il pediatra. La Barbie è un modello con molta presa sulle bambine, con influenza importante sul loro sviluppo psicologico soprattutto oggi che l’età della pubertà si va via via abbassando, il sovrappeso è sempre più frequente e con esso la comparsa di disturbi dell’alimentazione.

Quindi ben vengano le nuove Barbie, purché siano accompagnate da messaggi positivi , che vadano oltre le caratteristiche corporee (ad esempio negli spot pubblicitari). In sostanza è auspicabile che la Barbie più bassa e quella formosa siano accompagnate da messaggi vincenti, privi di connotazioni negative che altrimenti le renderebbero semplicemente non interessanti: un modello cui non aspirare.

La bambola da sola non basta, conclude, bisogna avere la cura di non identificare una persona solo attraverso il suo peso – ‘‘Giovanna, quella magra o quella grassa”-, atteggiamento oggi comune in primis fra noi adulti e che i bambini non possono far altro che assorbire.

 

 

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