Quando il termine è scaduto

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Il termine è scaduto, la data presunta del parto è ormai passata e il bimbo non vuole saperne di venire al mondo. Questo suscita spesso nelle future mamme, soprattutto se alla prima gravidanza, molte ansie e preoccupazioni. Un ritardo del parto, però, non indica per forza che qualcosa non va e non dovrebbe, quindi, agitare la donna in dolce attesa. Innanzitutto, la data del parto, stabilita dal ginecologo, è solo presunta ed indica approssimativamente lo scadere del termine. Non sempre, infatti, è possibile stabilire con esattezza quando sia avvenuta l’ovulazione, soprattutto in presenza di cicli lunghi ed irregolari. Se la gestante, inoltre, ha avuto in famiglia casi di gravidanza oltre il termine è più probabile che segua anche lei lo stesso percorso a causa del fattore familiarità.

Non bisogna dimenticare, inoltre, che la mente riveste un ruolo primario sull’andamento ormonale e il condizionamento psicologico può influire sulla gravidanza, ritardando anche il parto.

Una gravidanza oltre il termine, quindi, non dovrebbe suscitare troppe ansie e può essere vissuta senza che questa porti con se complicazioni o rischi. L’importante è controllare con regolarità la salute della futura mamma e del bambino. Dopo lo scadere del termine, infatti, sono necessari controlli più frequenti per monitorare la struttura della placenta, che invecchiando potrebbe non riuscire a soddisfare le esigenze del feto, e la quantità del liquido amniotico, che potrebbe diminuire. Se dai controlli emerge una sofferenza fetale o se sono passate 42 settimane il ginecologo potrebbe optare per l’induzione del parto. Se il prolungamento della gravidanza non porta problemi, la futura mamma può vivere tranquillamente l’attesa, provando ad accelerare i tempi con metodi naturali. Fare l’amore con il proprio compagno, ad esempio, stimola le contrazioni grazie al movimento e alle prostaglandine contenute nello sperma. Anche una bella passeggiata all’aria aperta aiuta a distrarsi e a rilassarsi.

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