Il Canto di Natale, un classico intramontabile

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Il Canto (o Cantico) di Natale di Charles Dickens è uno dei racconti di natale più amati di tutti i tempi. Dickens lo scrisse nel 1843 e fu il primo di una serie di racconti lunghi che lo scrittore inglese pubblicò in occasione delle festività natalizie negli anni dal 1843 al 1848.

Il Cantico narra della conversione di Ebenezer Scrooge, un uomo d’affari tanto ricco quanto avaro, anche di sentimenti, che non festeggia il natale poichè lo ritiene una perdita di tempo. Ignora le tragedie personali del mite Bob, il suo unico impiegato che sfrutta e sottopaga, maltratta chiunque si mostri lieto per l’imminente festività, nega il proprio contributo a chi gli chiede la carità per i più bisognosi e rifiuta l’invito del suo unico nipote trattandolo con durezza.

La vigilia di natale in cui si svolgono i fatti è solo il culmine di una vita arida, vissuta in solitudine per paura che qualcuno, anche gli affetti più cari, si intrometta fra lui e il suo amore smodato per il denaro, che accumula giorno dopo giorno senza farsi alcuno scrupolo, ma è anche la fine di questa parte della vita del crudele Scrooge, che posto davanti alla miseria della sua esistenza, si vedrà costretto a redimersi.

Proprio la notte di natale, ritiratosi nella sua vecchia casa solitaria, Scrooge riceve una visita che non si sarebbe mai aspettato: quella di Jacob Marley, il suo socio defunto sette anni prima. Il fantasma di Marley lo ammonisce, narrandogli di come la sua anima dannata sia costretta a vagare per l’eternità e, allo stesso tempo, gli preannuncia la visita di tre spiriti: lo spirito del natale passato, lo spitiro del natale presente e lo spirito del natale futuro che puntualmente giungono a lui.

Lo spirito del natale passato riporta Scrooge alla sua infanzia, vissuta in collegio per volere del padre, fino a quando la sorella, ormai morta e madre di quell’unico nipote bistrattato, dopo aver convinto il padre a riavvicinarlo, va a prenderlo. Gli mostra anche i natali della sua gioventù, quando l’avarizia lo allontana da Belle, l’unico amore della sua vita.

Ma a colpire di più l’avaro Scrooge è lo spirito dei natali presenti che lo conduce, tra l’altro, in casa di Bob, il suo impiegato, mostrandogli la miseria in cui versano lui e la sua famiglia e la malattia di suo figlio: il piccolo Tim; gli mostra quante persone, incluso il nipote, Fred, trascorrano il natale felici nonostante la povertà e il duro lavoro.

Una breccia comincia ad aprirsi nel cuore dell’uomo che dovrà però ricevere la vista dell’ultimo spirito, quello dei natali futuri, per comprendere appieno la miseria che lo attende: Scrooge vede il suo funerale, i suoi averi depredati, venduti, la sua salma profanata, la sua memoria derisa e, quel che è peggio, vede la morte del piccolo Tim. Le porte dell’inferno si spalancano per lui.

Ma è “solo” un incubo e quando Scrooge si sveglia la mattina di natale è un altro uomo: corre per strada a riparare i torti fatti solo il giorno prima, manda un grosso tacchino a casa di Bob e accetta l’invito del nipote Fred che lo accoglie con gioia; quindi, il giorno dopo, assegna a Bob un grosso aumento di stipendio salvando così Tim dalla morte prematura.

Così inizia la sua nuova vita e allunga la distanza che lo separa dalla dannazione eterna.

Photo credit | Thinckstock

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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