Servizi per la prima infanzia, il puzzle italiano

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Appena ieri vi abbiamo parlato dei dati sconfortanti emersi dal secondo Atlante Save the children sulla condizione di bambini e adolescenti italiani. Oggi torniamo sull’argomento per approfondire un altro aspetto della questione che abbiamo volutamente tralasciato in precedenza, quello relativo alla diffusione dei servizi per la prima infanzia sul territorio nazionale.

Ed anche qui c’è poco da stare allegri: secondo l’analisi di Save the children, infatti, se un po’ dappertutto le risorse impiegate, a livello nazionale, regionale e comunale, per lo sviluppo di servizi destinati ai più piccoli sono carenti e segnate da una totale mancanza di pratiche comuni, sussistono enormi differenze in questo senso tra una regione e l’altra; neanche a dirlo, a pagare il prezzo più alto per la mancanza di misure politico-economiche adeguate a vantaggio di minori e famiglie sono ancora una volta i bambini che vivono nel sud Italia.

Se in Emilia Romagna, Umbria e Valle d’Aosta, infatti, i bambini di età compresa fra 0 e 2 anni che frequentano asili nido pubblici sono rispettivamente il 29.5, 27.7 e 25.4 per cento, in Campania e in Calabria questo privilegio spetta solo al 2.7 e al 3.5 per cento dei piccoli. Un abisso.

Un vero peccato se si considera che dei Fondi sociali europei ricevuti dall’italia ben 29 miliardi di euro non sono ancora stati impiegati ed un’atrocità se, a quanto pare, si considera che basterebbe solo il 7 per cento di questa enorme cifra per cambiare le cose e creare occupazione.

D’altra parte, per comprendere pienamente quanto sia abissale la differenza tra le due metà del paese basti pensare che mentre nelle scuole palermitane (si veda il post che abbiamo dedicato poco tempo fa alle mamme di Borgo Nuovo) le mamme devono svolgere da sole e a titolo gratuito il servizio di accoglienza prescuola, con il plauso, a dir poco paradossale, del loro dirigente scolastico, questo stesso servizio è garantito da tempo in molte scuole del nord.

I governi cambiano e i problemi delle famiglie italiane restano? Vedremo.

[Fonte]

Photo credit | Thinkstock

 

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