culle per la vita
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Salvabebè e salvamamme, il numero verde per salvare i neonati abbandonati

culle per la vita

Nonostante nel nostro Paese la legge permetta di partorire in ospedale in totale anonimato e affidare il piccolo alle cure dei sanitari nell’attesa che venga dato in adozione, sono molte le giovani donne che abbandonano i figli dopo il parto gettandoli via come se fossero spazzatura. Fra il dicembre dello scorso anno e il marzo 2013 si sono verificati tre casi solo a Roma ed è di qualche giorno fa la notizia di un bimbo appena nato trovato senza vita sotto un cavalcavia nei pressi di Novara.

Abbandonato un bambino nella culla termica della Mangiagalli: non succedeva dal 2007

A Milano è tornata in funzione la Ruota degli esposti. Si chiama Mario, pesa un chilo e 700 grammi e ha circa una settimana, il bambino abbandonato nella culla termica della Clinica Mangiagalli venerdì sera. Il piccolo, vestito con una tutina azzurra e in buone condizioni di salute, è stato introdotto nella culla con un biberon di latte materno e qualche vestitino.

La storia di Mario ha commosso l’Italia, intanto perché è dal 2007 che il servizio non veniva utilizzato e poi perché fa supporre che questo piccolo sia stato accudito dalla sua mamma con tanta cura e tanto amore, finché non ha schiacciato il bottone rosso fuori dall’ospedale.

Neonato abbandonato tra i rifiuti: sta bene e si chiama Mario

Si chiama Mario, il neonato che è stato abbandonato ieri a Brescia. È stato trovato vicino a dei cassonetti della pattumiera e ha solo due giorni. Oggi ho deciso di soffermarmi su questa storia, dopo il post di ieri, in cui abbiamo parlato dell’abbandono in ospedale dei bebè. Si tratta di un gesto legale e soprattutto di tutela del minore che consente alla mamma di metterlo al mondo in piena sicurezza (e anonimato) e di lasciarlo alla struttura, che se ne prenderà cura nel migliore dei modi. Per Mario non è stato così. È stato infilato in sacchetto di plastica e gettato come immondizia nei pressi del conservatorio.

A trovarlo è stato una donna. Si è accorta che questo sacchetto si stava muovendo e che potesse esserci dentro qualcuno di vivo, certo non un bambino. Il primo pensiero è stato un cucciolo di cane o di gatto. Invece, c’era lui, con la pelle chiara, per fortuna in buona salute, e con ancora il cordone ombelicale attaccato. È stato all’ospedale che hanno deciso di chiamarlo Mario (pesa 2 chili e 950 grammi ed è lungo 50 centimetri).

Bambini abbandonati in ospedale, un trend in crescita

Separarsi dal proprio bambino, per necessità o perché non ci si sente pronte a diventare mamme. Sono tantissime le donne che scelgono di non abortire, ma che abbandonano il loro piccolo in ospedale, sperando sia accolto e accudito da persone qualificate e, soprattutto, possa avere una famiglia che lo ami. Ogni anno, queste situazioni si verificano con una certa frequenza: pensate, che solo a Roma sono circa 60 i casi.

È un trend decisamente in crescita perché nella capitale, fino a qualche anno fa, gli orfanelli in ospedale non superavano i 40/50 casi. È anche il segno di una società in continuo mutamento: non esistono più, per fortuna, gli aborti illegali e molte donne, soprattutto le immigrate, non sanno a chi rivolgersi per mettere fine alla loro gravidanza. La soluzione? Rivolgersi a una struttura pubblica e poi scappare. Quello di queste donne è comunque un gesto d’amore: di solito sono mamme giovanissime, senza mezzi per crescere un figlio. È questo forse il sacrificio più grande.