Giornata internazionale del gatto nero, tre poesie per i bambini

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Si festeggia oggi, 17 novembre, la Giornata Internazionale del gatto nero, un momento importante per cercare di sfatate le superstizioni legate a questo splendido felino. 

Fin dall’antichità il gatto nero è stato tacciato di essere legato al male e alla stregoneria e di portare sfortuna tanto che ancora oggi, nonostante la superstizione legata al gatto nero si sia attenuata, il numero dei gatti neri abbandonati è sempre molto alto. La giornata di oggi è importante per estirpare ogni retaggio di superstizione dai bambini insegnando loro ad amare e a rispettare anche i gatti. 

Ecco le tre poesie Il gatto nero di Rainer Maria Rilke, Il giornale dei gatti di Gianni Rodari, Il gatto in un appartamento vuoto di Wisława Szymborska

 

Il gatto nero 

Di Rainer Maria Rilke

Anche il fantasma evanescente è vero. 

Se un giorno riesci a intravederlo suona. 

Questo nero sipario copre invece 

lo sguardo acuto delle tue pupille, 

come cella ovattata che ad un tratto 

spezza veloce e insieme dissolvente 

il terribile grido di un demente. 

Sembra il custode antico di ogni sguardo 

che vuol celato in lui: 

tutti li stringe a sé 

per sonnecchiarvi sopra, 

ostile e pigro 

del tutto in sé racchiusi, il lungo giorno. 

Ma se a un tratto si desta 

e volge il muso in pieno 

volto, e ti guarda fissamente 

ritrovi allora il lampo del tuo sguardo 

nelle tonde pupille – misterioso – 

chiuso in quell’ambra come morto insetto.

 

Il giornale dei gatti

di Gianni Rodari

I gatti hanno un giornale

con tutte le novità

e sull’ultima pagina

la ‘Piccola Pubblicità’.

‘Cercasi casa comoda

con poltrone fuori moda:

non si accettano bambini

perchè tirano la coda’.

‘Cerco vecchia signora

a scopo compagnia.

Precisare referenze

e conto in macelleria’.

‘Premiato cacciatore

cerca impiego in granaio.’

‘Vegetariano, scapolo,

cerca ricco lattaio’.

I gatti senza casa

la domenica dopo pranzo

leggono questi avvisi

più belli di un romanzo:

per un’oretta o due

sognano ad occhi aperti,

poi vanno a prepararsi

per i loro concerti.

 

Il gatto in un appartamento vuoto 

Di Wisława Szymborska

Morire – questo a un gatto non si fa. 

Perché cosa può fare il gatto in un appartamento vuoto? 

Arrampicarsi sulle pareti. 

Strofinarsi tra i mobili. 

Qui niente sembra cambiato, 

eppure tutto è mutato. 

Niente sembra spostato, 

eppure tutto è fuori posto. 

E la sera la lampada non brilla più. 

Si sentono passi sulle scale, 

ma non sono quelli. 

Anche la mano che mette il pesce nel piattino 

non è quella di prima.

Qualcosa qui non comincia 

alla sua solita ora. 

Qualcosa qui non accade 

come dovrebbe. 

Qui c’era qualcuno, c’era, 

e poi d’un tratto è scomparso, 

e si ostina a non esserci. 

In ogni armadio si è guardato. 

Sui ripiani è corso. 

Sotto il tappeto si è controllato. 

Si è perfino infranto il divieto 

di sparpagliare le carte. 

Cos’altro si può fare. 

Aspettare e dormire.

Che provi solo a tornare, 

che si faccia vedere. 

Imparerà allora che con un gatto così non si fa. 

Gli si andrà incontro come se proprio non se ne avesse voglia, 

pian pianino, 

su zampe molto offese. 

E all’inizio niente salti né squittii.

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