Gestire la rabbia, tappa fondamentale dello sviluppo infantile

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Imparare a gestire le emozioni negative, come la rabbia, è una tappa fondamentale dello sviluppo del bambino. Le manifestazioni esplosive di rabbia (urlare, fare capricci, scalciare), infatti, sono del tutto normali durante i primi anni di vita e tendono a scemare verso i sei sette anni, epoca in cui il piccolo inizia ad acquisire le capacità cognitive e linguistiche necessarie a svolgere questo fondamentale compito.

Per questo motivo, la rabbia del bambino, che sia espressa o meno in maniera adeguata, non deve spaventare o preoccupare i genitori e neppure indurli a pensare che il loro figlio abbia qualcosa di anomalo. Allo stesso tempo, questa non deve essere repressa con rimproveri e punizioni. Il bambino che si mostra arrabbiato va anzi aiutato ad esprimere più efficacemente le proprie emozioni e il proprio stato d’animo, capacità che dipende sia dal temperamento del piccolo, sia dalle caratteristiche dell’ambiente familiare.

Quest’ultimo infatti, se repressivo e incline alle punizioni fisiche può ostacolare lo sviluppo della capacità di riconoscere e gestire la rabbia con conseguenze non proprio piacevoli nello sviluppo psichico armonico del bambino e ricadute sulla qualità della sua vita una volta diventato adulto.

Ma anche i limiti e le regole imposte dai genitori sono utili in questo senso poichè rappresentano una lezione di impareggiabile valore educativo: sono questi i famosi no che aiutano a crescere, quelle piccole frustrazioni che devono essere imposte al bambino perchè impari a sopportare con misura quelle con le quali, inevitabilmente, dovrà confrontarsi da grande.

Una buona padronanza del linguaggio poi, agevola ulteriormente la capacità sia di tollerare la frustrazione, sia di esprimere la rabbia. A dimostrarlo è uno studio recente, condotto presso l’Università della Pennsylvania che ha monitorato un gruppo di bambini dall’età di dodici mesi ai quattro anni evidenziando come i bambini maggiormente dotati lingiusticamente fossero più propensi a tollerare attese e divieti e meno “arrabbiati” verso i quattro anni.

Photo credit Think Stock

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