Allattamento, come evitare la formazione di ragadi

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L’allattamento al seno è un processo naturale per una neomamma, ma come dimostrano le ricerche Istat, in Italia non è sempre semplice: quasi il 20% delle neomamme non allatta, e molte interrompono precocemente.

Sebbene la libera scelta sia un fattore, molte donne vorrebbero allattare ma incontrano difficoltà. Un aspetto cruciale riguarda la gestione del dolore al capezzolo, spesso erroneamente ritenuto “normale” nella fase iniziale.

allattamento

Perché c’è dolore durante l’allattamento?

Il dolore è invece un campanello d’allarme e non va ignorato, per evitare lo scoraggiamento e l’abbandono dell’allattamento in favore del biberon. La causa più frequente di dolore è un attacco sbagliato del bambino. Se il neonato succhia solo il capezzolo, sollecitandolo con il palato duro, può causare dolore e portare alla formazione delle temute ragadi (ferite). Per correggere e prevenire bisogna quindi verificare l’attacco.

Questo significa che il bambino deve aprire completamente la bocca, inglobando gran parte dell’areola. Le labbra devono essere estroflesse, con mento appoggiato al seno e naso in direzione del capezzolo. Il corpo del bambino deve essere allineato e aderente a quello della madre. La suzione deve passare da rapida a lenta e profonda. Può aiutare anche allattare in posizioni diverse a ogni poppata, questo infatti permette al capezzolo di adattarsi gradualmente e previene l’irritazione e lo svuotamento incompleto dei dotti galattofori, riducendo il rischio di ingorghi.

Altre cause di dolore includono la candidosi (infezione fungina che provoca macchie biancastre e dolore trafittivo) o il vasospasmo, dove un attacco scorretto comprime il capezzolo, bloccando temporaneamente il flusso sanguigno e causando un forte dolore quando il bambino si stacca. Un capezzolo schiacciato o appuntito dopo la poppata è un segnale di attacco non ottimale.

Come salvaguardare i capezzoli

Non sono necessarie routine particolari o sfregamenti aggressivi in gravidanza, anzi, massaggiare vigorosamente rimuove il prezioso strato protettivo naturale del capezzolo. Si suggeriscono invece massaggi delicati e l’uso di oli idratanti. Il prodotto migliore da usare dopo la poppata, e che non necessita di risciacquo, è il latte materno stesso, ricco di proprietà protettive e curative. Si possono usare anche oli naturali e biologici, come l’olio di calendula.

La lanolina pura è un’alternativa nota, ma può essere allergizzante per i soggetti predisposti. Il seno non richiede igiene specifica oltre la quotidiana con detergenti delicati. È fondamentale evitare l’uso di alcol o sfregamenti con tessuti ruvidi, in quanto disidratano e rimuovono il film protettivo naturale. In caso di ragadi, il primo passo è correggere immediatamente l’attacco.

L’uso di paracapezzoli è generalmente sconsigliato, specialmente all’inizio, poiché può creare confusione nella suzione e compromettere l’attacco corretto, favorendo le ragadi. Possono essere usati come ultima risorsa per consentire la prosecuzione in caso di ragadi profonde, ma sempre con il supporto di un esperto per la successiva eliminazione. Le coppette assorbilatte sono utili per assorbire le perdite, ma creano un ambiente caldo-umido che può favorire la proliferazione di infezioni (come la candida), specialmente in presenza di ragadi. Si consiglia di limitarne l’uso in casa, favorendo l’areazione. Le coppette d’argento possono essere un aiuto, grazie alle loro proprietà cicatrizzanti e antisettiche, ma anche queste non vanno indossate per periodi troppo prolungati.

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