identità sessuale

Identità sessuale, iniezioni per bloccare la pubertà

Un’iniezione mensile per arrestare la pubertà. Il motivo? Dare ai bambini la possibilità di fare chiarezza sulla propria identità sessuale. L’identità sessuale, infatti, è un qualcosa che si costruisce piano piano con non poche difficoltà. La pubertà è un momento molto delicato nella vita di ogni ragazzino: il corpo va incontro a numerosi cambiamenti  e si inizia a dare ascolto ai propri istinti sessuali. Istinti spesso complessi e difficili da comprendere appieno.

In Gran Bretagna, per aiutare i ragazzini a dissipare i dubbi circa la loro identità sessuale, è stata messa a punto una terapia alquanto bizzarra.  Al Tavistock and Portman NHS Trust di Londra, l’unico centro del Regno Unito che si occupa di disordini di identità di genere (Gender Identity Disorder), infatti, è possibile effettuare delle iniezioni in grado di arrestare lo sviluppo sessuale dei bambini in  modo da dargli la possibilità di capire meglio la propria natura e il proprio orientamento sessuale per intervenire, eventualmente, prima possibile.

Se il maschietto gioca con le bambole

L’identità sessuale dei bambini si costruisce piano piano. Quando nasce fino a circa 2 anni, infatti, un bambino non è ancora minimamente consapevole della differenza di sesso e del suo essere un maschietto o una femminuccia.  Solo crescendo e scoprendo il suo corpo, le sue sensazioni e i suoi sentimenti, inizierà a concepire le diversità fisiche e le differenze. E’ solo verso i 6-7 anni che i bambini assorbono i cosiddetti stereotipi di genere (maschile o femminile) che vengono loro imposti dalla società, dall’ambiente e dalla famiglia in cui vivono.

Per questo, non bisogna allarmarsi se, ad esempio, un maschietto giochi con le bambole. La scelta dei giochi, infatti, non influisce con la formazione dell’identità sessuale del bambino. Molto genitori, invece, si preoccupano del fatto che giocare con le bambole indichi nel bimbo un destino di omosessualità. Non è cosi. La preferenza per i giocattoli tipici dell’altro sesso nei bambini piccoli, infatti, non indica necessariamente la presenza di disturbi dell’identità sessuale.