mamme lavoratrici

Donne e lavoro, in aumento le mamme che rinunciano

Le donne lavoratrici italiane sono penalizzate rispetto ai colleghi maschi e sempre più spesso rinunciano alla propria occupazione per restare a casa con i bambini. Questi gli sconfortanti risultati di un sondaggio condotto da InfoJobs.it fra i propri candidati. Oltre il 90 per cento degli intervistati ritiene che le donne siano discriminate quanto a reddito e a posizione lavorativa e il 34,5% dichiara di aver lasciato (personalmente o in riferimento alla propria compagna) il proprio impiego per accudire la prole.

Le mamme lavoratrici sono le più stressate

Le mamme lavoratrici sono mediamente più tristi e stressate. A dirlo, senza suscitare in me più stupore di tanto, è il Centre for Work and Life dell’University of South Australia che ha rilevato come la gran parte delle donne che hanno figli e lavorano a tempo pieno rischino di trovarsi in una condizione di infelicità a causa delle pressioni che subiscono sul lavoro e in famiglia.

A qualcuno verrà senz’altro da chiedersi perchè, quando è così, queste donne non prendano un periodo di riposo oppure non si mettano in aspettativa, lascino il lavoro o propendano per un part time; la risposta è tanto semplice quanto sconcertante: non possono.

Conciliare lavoro e famiglia, firmata l’intesa tra governo e parti sociali

Conciliare lavoro e famiglia attraverso la modulazione degli orari di lavoro. Per raggiungere questo obiettivo è stata firmata, appena ieri, un’intesa fra il ministro del lavoro, Maurizio Sacconi, e la parti sociali. Proprio queste ultime hanno il compito di valutare le migliori prassi adottate da alcune aziende in merito al trattamento riservato alle mamme lavoratrici, per far si che diventino regole introdotte nella contrattazione collettiva e vengano applicate da tutti i datori di lavoro.

Nello specifico, le misure che potrebbero essere introdotte riguardano la possibilità di usufruire part time del congedo parentale, portandolo da sei mesi a un anno, l’incentivazione del telelavoro, la creazione di banche ore, la possibilità di usufruire di un orario di lavoro flessibile in caso di infermità del coniuge o di un parente di secondo grado. In più, le misure potrebbero riguardare l’impegno, da parte del datore di lavoro, di affidare alla neo mamma le mansioni che ricopriva prima del congedo di maternità o altre ad esse equivalenti.