I campi elettromagnetici in gravidanza espongono i bambini all’obesità infantile

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Si è parlato spesso dei danni provocati dai campi elettromagnetici: ci sono state ricerche allarmistiche e ricerche, invece, che hanno minimizzato il problema. Ora un nuovo studio, torna a sottolineare il problema, considerando che ormai ovunque e soprattutto in ogni casa esistono dei dispositivi wifi attivi 24 ore su 24. Secondo i ricercatori del centro Kaiser Permanente, esiste un legame tra l’obesità infantile e l’esposizione ai campi magnetici durante la gravidanza.

Nel pancione della mamma, purtroppo, non si è protetti da tutto, ma anzi i rischi sono tanti e bisogna prestare particolare attenzione. Dalle stime, la possibilità di avere un bambino in sovrappeso aumenterebbe del 69 percento. Durante la ricerca sono state esaminate più di 730 donne in gravidanza e i piccoli sono stati seguiti fino all’adolescenza (13 anni compiuti). È stato proprio monitorando questi soggetti che si sono accorti i campi magnetici durante la gestazione, influenzano il peso futuro del bimbo.

C’è di più. Si sostiene che questa situazione possa comportare anche altri problemi, come l’aumento di asma infantile, la riduzione della fertilità maschile e l’incremento degli aborti spontanei. E poi c’è un disturbo ormai certificato che si chiama elettrosensibilità, che porta cefalee e anche tachicardia. L’Organizzazione mondiale della Sanità stima che in media il 2 percento della popolazione mondiale faccia i conti con questo disturbo, che non è ancora considerato propriamente una patologia… ma non manca molto.

Per quanto riguarda la ricerca quello che non è ancora stato appurato è se l’esposizione a campi magnetici o elettrici dopo la nascita possa influenzare il peso. Questo è ancora un argomento su cui bisogna fare chiarezza. Come proteggersi? Non c’è molto da fare, ma ci sono delle accortezze da seguire, come staccare il wifi quando non lo si usa e possibilmente non passare troppe ore al cellulare. Sono dettagli, ma potrebbero fare la differenza.

Photo Credits|ThinkStock

[Fonte]

 

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