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tensione al seno

Tensione al seno: le cause

Una delle parti del corpo più sensibile del corpo femminile è il seno. Non è quindi raro soffrire di tensione al seno, una condizione che in alcuni casi può risultare fastidiosa e quasi impeditiva nei movimenti. Nella maggior parte dei casi siamo abituate a procedere durante la giornata con questo fastidio, eppure c’è sempre da domandarsi quale sia la causa scatenante.

tensione al seno
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allattamento al seno

Settimana dell’allattamento al seno, le iniziative in tutta Italia

Al via la Settimana dell’allattamento al seno che si celebra fino alla giornata di sabato 7 ottobre: la campagna lanciata dalla Federazione Nazionale dei Collegi delle Ostetriche nasce con l’obiettivo di poter sensibilizzare le mamme sull’importanza dell’allattamento al seno che rappresenta un vero e proprio farmaco essenziale per i bambini e soprattutto per i nati prematuri.

allattamento al seno

Nonostante ciò, secondo i dati del nuovo rapporto Unicef e dell’Oms, in 194 nazioni del mondo, solo il 40% dei bambini sotto i sei mesi viene solo ed esclusivamente allattato al seno, e solo 23 Paesi hanno un tasso di allattamento che supera il 60%.

Ragadi al seno durante l'allattamento, cosa sono e come si curano

Ragadi al seno durante l’allattamento, cosa sono e come si curano

Ragadi al seno durante l'allattamento, cosa sono e come si curano

Chi ha avuto modo di constatare di cosa si tratti sa quanto possano essere dolorose. Le ragadi al seno non sono altro che dei taglietti che si vanno a formare durante l’allattamento intorno al capezzolo, causate dallo scorretto attaccamento del neonato al seno materno. Le ragadi possono essere più o meno gravi: possono, cioè, comparire ed andarsene nel giro di pochi giorni e con pochi fastidi o prolungarsi aggravandosi con annesso dolore e sanguinamento, che si verificano ogni volta che si allatta e che possono dar vita all’insorgenza di infezioni.

Prurito in gravidanza, le cause possibili

Il prurito è un “disturbo” piuttosto comune fra le donne in gravidanza, soprattutto nel corso del terzo trimestre di gestazione. Il fastidio interessa comunemente seno, pancione ed estremità e può avere svariate cause. In gnerale possiamo dire che esso è dovuto dalle modificazioni a livello fisico e omronale che si verificano durante la dolce ttesa.

Combattere l’ingorgo mammario con foglie di cavolo

Allattare il proprio bambino al seno è per ogni donna un’esperienza fantastica. Può accadere, però, che a causa di disturbi come irritazioni, fissurazioni o ragadi al seno, l’allattamento diventi un momento di sofferenza per la mamma ma anche per il bambino che incontra difficoltà nella suzione. Uno dei problemi più comuni a cui possono andare incontro le madri che allattano al seno è l’ingorgo mammario. Si tratta di un fastidioso disturbo dovuto ad un’elevata produzione di latte rispetto alla sua suzione dal seno da parte del bambino. L’ingorgo mammario deriva da un inadeguato svuotamento delle mammelle che appaiono tese, gonfie, calde, tumefatte e doloranti. Il disturbo si presenta solitamente all’inizio dell’allattamento quando il seno produce una quantità di colostro maggiore rispetto alle reali necessità del neonato. In linea di massima, gli ingorghi mammari che compaiono 2 o 3 giorni dopo il parto, tendono a risolversi spontaneamente in poco tempo se la mamma riesce comunque ad attaccare il bimbo al seno. Se l’ingorgo mammario è più ostinato è possibile alleviarlo attraverso l’applicazione sul seno di foglie di cavolo.

Gravidanza, come cambia il seno

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La gravidanza, com’è noto, non è un evento che interessa solo l’apparato genitale ma coinvolge e modifica tutto l’organismo femminile. Tra le principali modificazioni che avvengono nei mesi di gestazione, ci sono quelle che interessano il seno. A partire dalle prime settimane di gravidanza, infatti, i seni, a causa degli ormoni, si modificano per prepararsi all’allattamento e appaiono più gonfi, turgidi e sensibili. Nello specifico, la ghiandola mammaria aumenta di volume, i dotti galattofori (i canaletti sottili dove passerà il latte materno) aumentano di numero e si ingrossano, la cute si tende, le areole crescono in larghezza e si scuriscono a causa di una maggiore pigmentazione della pelle e i capezzoli si allungano.

Montata lattea: cos’è e quando arriva

montata lattea

Per montata lattea si intende l’avvio della produzione di latte materno da parte della ghiandola mammaria nei primi giorni che seguono il parto. Si tratta di un fenomeno naturale che verifica nella quasi totalità dei casi, e la sua precocità dipende da quando il neonato viene attaccato al seno materno: è infatti proprio la suzione del capezzolo da parte del piccolo a fungere da principale stimolo di questo processo che può manifestarsi dai 2-3 giorni ai 6-7 giorni dopo la nascita.

Di solito, i segnali più evidenti del suo arrivo sono un senso di inturgidimento e pesantezza del seno, che tende ad aumentare di volume, calore ben localizzato, sensazione di tensione della pelle, presenza di un reticolo di vene sulla cute, e un flusso di latte abbondante e scorrevole che tende ad evidenziarsi premendo l’areola mammaria, cioè l’area di pelle scura che circonda il capezzolo.

Questi sintomi si attenuano dopo un periodo la cui durata può variare dalle 10-12 ore ai 2-3 giorni: a questo punto la produzione di latte si stabilizza in base alle esigenze del bambino, il seno si sgonfia e torna ad essere morbido, indurendosi solo quando risulta pieno prima della poppata.

Cura del seno e dei capezzoli in vista dell’allattamento

cura seno e capezzoli

Curare il seno e i capezzoli in vista dell’allattamento è fondamentale. Molte donne, pur non avendolo fatto prima, non hanno alcun problema ad allattare, a prescindere della durata e della frequenza della poppata; altre, invece, accusano tali dolori che non appena il bimbo si mette a succhiare, finiscono per rinunciare. Dato che non si può sapere in anticipo quale saranno le sensazioni durante l’allattamento, è necessario seguire qualche piccolo accorgimento.

Per preparare adeguatamente i capezzoli all’allattamento è consigliabile  massaggiarli all’inizio con un ruvido asciugamano asciutto e poi più avanti con un guanto di crine; con questo trattamento preventivo fin dai primi mesi di gravidanza, il tessuto dell’areola mammaria diventa più spesso e robusto, e quindi meno soggetto a ragadi durante l’allattamento. Non usate sapone sui capezzoli: il sapone secca la pelle e rischia di provocare screpolature; anche l’alcol e la glicerina sono da evitare, in quanto induriscono il capezzolo rendendolo più fragile; per l’igiene quotidiana è sufficiente lavarsi il seno con semplice acqua fredda. [aggiornamento: la preparazione dei capezzoli col guanto di crine è una pratica non più consigliata. Le ragadi possono anche dipendere da un attacco scorretto del bambino, da un attacco di candida o da un frenulo corto e il trattamento preventivo del capezzolo spesso nulla ha a che vedere con la loro comparsa].

Nel corso del nono mese sarà utile applicare dopo il massaggio una crema emolliente o un olio, come quello di mandorle, per ammorbidire il tessuto reso già robusto. C’è chi consiglia, qualche settimana prima della data prevista per il parto, di cominciare a spremere il colostro, cioè il liquido che precede la montata lattea, da entrambi i seni per provocare l’apertura dei canali lattiferi, in modo da evitare l’ingorgo che a volte si forma al momento dell’allattamento, una pratica come molto spesso in questi casi un po’ controversa.