Fatti e parole: dividono maschietti e femminucce?

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Il modo con cui i bambini affrontano i momenti difficili la dice lunga.

Comunemente si pensa che maschi e femmine, già sin da piccoli, reagiscano in maniera diversa ai problemi, rischiando entrambi di cadere in errori e dinamiche piuttosto comuni e di nutrire poca sensibilità nei confronti dell’altro sesso.

Uno studio condotto all’Università del Missouri su circa due mila soggetti, tra maschi e femmine, bambini e adolescenti, spiega che la capacità di confidarsi si forma da piccoli e secondo Luigi Janiri, professore associato di psichiatria alla Cattolica del Sacro Cuore di Roma, essa è un riflesso della differenza biologica tra i generi.

Se è vero che nella donna prevale il cervello emotivo (e quindi sistema limbico e emisfero destro) e negli uomini quello logico, allora ecco spiegato come mai esista una differenza di elaborazione ed espressione delle emozioni.

Questa distinzione tra maschi e femmine tuttavia non è così netta e soprattutto non è universale e, come sicuramente i genitori sanno, molto spesso i bambini potrebbero essere più comunicativi ed estroversi delle loro sorelline, in fatto di emozioni e problemi; ma come si traduce tutto ciò in termini di educazione?

Gli psicologi, attraverso risultati diffusi da Child Development, forniscono consigli su come arginare il rischio che tali tendenze diventino eccessive e deleterie per i bambini e gli adolescenti.

I genitori dovrebbero esortare entrambi i figli da una parte a capire che il dialogo e il confronto, in genere la comunicazione, aiutano a conoscersi, a comprendere l’altro e ad avere una migliore analisi delle situazioni e ad uscire meglio dalle crisi, cosa che i maschietti dimenticano più facilmente.

Dall’altra, è importante infondere ai figli la volontà di agire nei momenti difficili e di non rimuginare troppo a lungo sui problemi, difetto che invece tocca più da vicino le femminucce.

 

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