I Racconti del parto: come è nato il mio primo figlio

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racconti-partoBuongiorno mamme, come promesso oggi vi racconterò come è nato il mio primo figlio e spero che la mia storia possa essere di aiuto a qualche panciona in procinto di mettere alla luce il proprio cucciolo. Dunque il mio primo figlio è nato il 6 dicembre del 2005, esattamente a 40 settimane e un giorno, che puntualità! Ma partiamo con il dire che la mia attenzione nelle ultime settimane di gestazione era un pò orientata ad altro infatti il 17 novembre era venuto al mondo il mio primo nipote ed io ero molto concentrata nel conoscerlo e nell’accudirlo in attesa che nascesse mio figlio, devo dire che questo diversivo mi è stato utile per non vivere con ansia le ultime settimane. Ma torniamo a noi, la notte del 6 dicembre ho cominciato a sentire molte contrazioni e soprattutto ho potuto vedere che avevo perso il famoso tappo mucoso, la cosa che però mi ha spaventata è stata che questo tappo era, a dispetto di ciò che mi avevano detto, fatto di sangue rosso vivo e non semplicemente striato di sangue “vecchio”. Spaventata dalla cosa ma sempre con molta calma verso le 4 del mattino io e mio marito eravamo in bagno a farci belli per il nostro primogenito che probabilmente sarebbe nato di li a poco, lui si faceva la barba ed io mi lavavo e stiravo i capelli. Se stai pensando che siamo folli, concordo ma la mente umana a volte da dimostrazione di essere un pò “fuori” soprattutto in certe occasioni.

Alle 6 del mattino in una giornata gelida di dicembre ero al pronto soccorso ostetrico ginecologico dell’Ospedale San Camillo, tanto per intenderci quello in cui è stato girato il famoso Reparto Maternità. Mi attaccano il monitoraggio e si ci sono le contrazioni ma niente di regolare, poi mi visitano, il parto è aperto di un centimetro ma a dispetto di ciò che pensavo, mi trattengono  e mi mandano in reparto, nel frattempo io vado in bagno non so quante volte e chiamo Rita la mia fantastica ostetrica che mi avrebbe assistito durante il parto. Mi trasferiscono in reparto dove passeggio per ore con dolori abbastanza forti mentre aspetto arrivi Rita che mi dice però che non arriverà prima di pranzo perché ha un concorso pubblico. L’ostetrica di turno verso le 11 mi dice che la situazione del collo dell’utero ancora non si è modificata e che la strada è ancora molto lunga.

Nel frattempo io soffro parecchio, per fortuna che mio marito, la mia migliore amica e a turno mamme, suocere e cognate si alternano a farmi compagnia. Verso le 14:00 finalmente arriva la mia tanto agognata ostetrica che mi dice che ancora niente è cambiato e allora suggerisce: Facciamo una bella doccia calda! Beh mamme di tutto il travaglio e parto ho un ricordo di questa famosa doccia abbastanza inquietante, io seduta su una sedia vestita di nulla con un getto di acqua calda puntato sulla pancia e il mio piccolo che cercava di deviare il getto muovendosi da una parte all’altra del pancione. Questa “tortura” è durata un oretta  e ormai uscita dalla doccia ero in preda a contrazioni molto forti ma con una dilatazione di ben 5 centimetri. Rita aveva ragione.

Mi trasferisce in sala parto dove imploro di chiamare l’anestesista per praticarmi l’epidurale, dopo poco arriva questa signora riccioluta e carinissima che mi dice di sedermi, inclinare la schiena e soprattutto non muovermi, è una parola! Ma Rita mi coccola e mi mette la testa poggiata su di lei, confortandomi, l’epidurale neppure la sento e dopo circa 20 minuti le contrazioni sono molto meno dolorose.

Mio marito entra in sala parto e cerca di distrarmi ormai si sono fatte circa le 18:30 e il parto è aperto di 8 centimetri, il monitoraggio è ok e la mia ostetrica mi dice di mettermi nella posizione che preferisco e non monta sul lettino il divaricatore per le gambe che io tanto odiavo. Verso le 19:30 la dilatazione è completa e mi si rompono le acque, ormai è il momento di spingere, concentrata e in una posizione che neppure un contorsionista thailandese saprebbe replicare inizio la fase esplusiva. Rita mi dice che si vede la testa e io in un attimo di lucidità le chiedo se ha i capelli dopo di ciò con tre spinte esce finalmente il mio pargoletto, 2.800 grammi di puro amore senza bisogno di episiotomia e con un solo punto di sutura. Lui sta bene, l’Apgar è 10 , io mi sento stanca ma felicissima e non ci crederete dopo averlo attaccato al seno subito avevo una fame…per fortuna che le mie amiche mi avevano portato da mangiare, poi foto di rito con l’ostetrica  e via in reparto. Una bellissima esperienza, un travaglio un pò lungo ma abbastanza tranquillo cosa che non è successa per la mia seconda figlia ma il racconto alla prossima volta.

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