Fertilità, nuovo test per prevedere l’arrivo della menopausa

fertilità

Un semplice esame del sangue per calcolare l’età in cui una donna entrerà in menopausa. E’ il traguardo a cui sono giunti alcuni ricercatori dell’Università di Scienze mediche di Teheran. Presto, infatti, sarà possibile calcolare quando finirà il periodo fertile di una donna e, quindi, l’arrivo della menopausa. Il test,  messo a punto dai ricercatori, si basa sulla misurazione delle concentrazioni di AMH, l’ormone prodotto dalle cellule delle ovaie. Nel dettaglio, lo studio, iniziato nel 1998 e guidato dalla ricercatrice Fahimeh Ramezani Tehrani, si è basato sull’analisi dei dosaggi di AMH in 266 donne tra i 20 e i 49 anni. Successivamente, gli studiosi hanno analizzato la funzione ovarica delle donne sottoposte all’esperimento e hanno elaborato un modello statistico in base alle concentrazioni nel sangue dell’ormone antimulleriano, che regola lo sviluppo dei follicoli nelle ovaie, e all’età delle donne.

Il singhiozzo nel neonato

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Il singhiozzo è la reazione ad una contrazione involontaria del diaframma, il muscolo che separa gli organi dell’addome da quelli del torace e che permette agli uomini di respirare. Il singhiozzo è un fenomeno del tutto naturale anche nei neonati e può manifestarsi spesso soprattutto nei primi mesi di vita. I genitori non devono allarmarsi alla comparsa del singhiozzo perchè il fastidio tende a risolversi spontaneamente in pochi minuti e non ha conseguenze per la salute del piccolo.  In linea di massima, il singhiozzo nei neonati può manifestarsi anche 2 o 3 volte al giorno. Se il fastidio persiste e tende a ripresentarsi anche 4 o 5 volte nell’arco della giornata può rendersi necessario interpellare il pediatra. Sono numerose le cause che possono scatenare il singhiozzo nel neonato.

Cosa fare se un dente da latte cade prima del tempo

denti da latte

In genere i denti da latte cadono intorno ai sei anni di età. Purtroppo però può capitare che questi si rompano o vengano espulsi in anticipo a causa di traumi, come una brutta caduta, o per colpa di una carie. In questo caso non bisogna disperarsi ma neppure sottovalutare il problema pensando che tanto si tratta di un dente destinato a cadere prima o poi, in quanto il corretto sviluppo dei denti da latte non solo pone le basi per la crescita sana della dentizione permanente ma è fondamentale anche per consentire una buona masticazione e la corretta articolazione delle parole.

Se il bambino perde un dentino in anticipo di norma occorre consultare un pedodontista, ossia un dentista pediatrico, che presumibilmente applicherà un distanziatore fra i due dentini rimasti perchè questi non guadagnino troppo terreno danneggiando l’intera arcata dentaria, quindi attendere che tutto torni alla normalità con la fisiologica espulsione dei denti decidui.

Gravidanza, come cambia il seno

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La gravidanza, com’è noto, non è un evento che interessa solo l’apparato genitale ma coinvolge e modifica tutto l’organismo femminile. Tra le principali modificazioni che avvengono nei mesi di gestazione, ci sono quelle che interessano il seno. A partire dalle prime settimane di gravidanza, infatti, i seni, a causa degli ormoni, si modificano per prepararsi all’allattamento e appaiono più gonfi, turgidi e sensibili. Nello specifico, la ghiandola mammaria aumenta di volume, i dotti galattofori (i canaletti sottili dove passerà il latte materno) aumentano di numero e si ingrossano, la cute si tende, le areole crescono in larghezza e si scuriscono a causa di una maggiore pigmentazione della pelle e i capezzoli si allungano.

Il bambino sa parlare ma si rifiuta, che fare?

bambino non vuole parlare

Alcuni bambini si rifiutano di parlare anche quando sono perfettamente in grado di farlo e la loro mamma lo sa per certo. L’atteggiamento a cui ci riferiamo dunque non ha nulla a che vedere con eventuali problemi o ritardi di linguaggio ma dipende unicamente da un vezzo del piccolo che per ottenere ciò che vuole indica gli oggetti e tira per la giacca.

In questi casi ignorare il piccolo o fingere di non capire le sue richieste non è sempre opportuno mentre lo è sicuramente ricorrere al dialogo perchè comprenda che la comunicazione verbale è importantissima non solo per far capire agli altri i propri bisogni ma anche per comunicare i propri pensieri e stati d’animo.

Quando il piccolo indica un oggetto che desidera avere o un luogo dove desidera andare, per esempio, prima di soddisfare la sua richiesta soffermatevi un attimo a parlare con lui/lei per dirgli proprio questo e fargli presente che non sempre vi è possibile capire cosa desidera da voi se non lo esprime chiaramente a parole. Non dimenticate mai di fargli i complimenti invece quando si decide a parlare.

Tachicardia in gravidanza

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Durante la gravidanza molte donne si allarmano a causa della comparsa di fastidi come il respiro veloce, l’aumento dei battiti cardiaci ed un senso di spossatezza. Non bisogna, però, preoccuparsi poichè tutti questi disturbi sono la conseguenza dell’adattamento dell’organismo alla gravidanza. Il corpo della donna, infatti, già dalle prime settimane di gestazione subisce diversi cambiamenti fisiologici. Alcuni di questi interessano il cuore e il sistema cardiocircolatorio e possono causare, nelle donne in dolce attesa, la comparsa di tachicardia e palpitazioni.  Il cuore, durante la gravidanza, subisce un aumento costante del suo normale lavoro.

Come fare se il bambino ha paura dell’acqua e di fare il bagno?

paura-mare-bambiniTempo di mare, tempo di paura dell’acqua per i bambini. Molti bambini sono disinvolti quando vanno in piscina o quando devono immergersi nel mare, altri risultano assolutamente terrorizzati apparentemente senza motivo. Ma in realtà c’è sempre una motivazione per i comportamenti dei nostri piccoli, innanzitutto i piccoli che hanno paura del mare spesso provano timore per la sensazione di infinito che il mare restituisce ai loro occhi oppure il moto ondoso, anche minimo gli provoca una sensazione di instabilità e precarietà, come di qualcosa non controllabile. Diversa è la paura della piscina che pur avendo dei limiti, è molto profonda e poco gestibile.

Insegnare al bambino a lavarsi e vestirsi da solo

bambino lavarsi vestirsi solo

Ad una certa età il bambino dovrà pur cominciare a prendersi cura di se stesso: alcuni bambini si mostrano autonomi sin dai due-tre anni insistendo per fare da soli al momento di lavare il viso e i dentini o mettere le scarpe, altri invece ci mettono più tempo a manifestare gli stessi desideri oppure non li manifestano affatto continuando anzi a fare i capricci anche quando è la mamma a prepararli.

Se il bambino è già in grado di vestirsi da solo, il che avviene intorno ai cinque-sei anni, ma si rifiuta di farlo, insistete perchè provi; aiutatelo lasciando che indossi abiti pratici da infilare e fategli i complimenti se riesce in fretta. Questo naturalmente non significa che dovrete sgridarlo se non è capace di fare tutto da sè, ma offritevi di aiutarlo solo se è lui a chiederlo. Se il bambino è più piccolo e siete voi a doverlo vestire ma fa i capricci, non buttattela sul ridere. Prendetelo di peso e vestitelo senza parlargli e senza ridere in modo che capisca che vestirsi non è un gioco e che bisogna collaborare.

Il sorriso del bambino: uno stupefacente naturale per la mamma

sorriso

Si sa che non c’è cosa più bella per la mamma, ma anche per il papà, di vedere il proprio bambino sorridere ed essere felice. Oltre alle ovvie ragioni affettive, alla base di questa sensazione di benessere ci sono ragioni biochimiche. A dimostrarlo è una ricerca scientifica realizzata dai medici dell’ospedale pediatrico del Texas e dai neuroscienziati del Baylor College of Medicine di Houston in Texas. Secondo lo studio, pubblicato sulla rivista Pediatrics, il sorriso dei bambini attiverebbe nel cervello delle mamme alcune aree neuronali legate al piacere. Nello specifico, il sorriso del bebè stimolerebbe la produzione di serotonina e dopamina, neurotrasmettitori che regolano l’umore, conferendo alla mamma allegria e felicità.

Bisogna dare da bere ai neonati?

bambino bere acqua

Uno dei dubbi più frequenti che assillano le neo-mamme riguarda il dare da bere ai propri piccoli. Molte mamme, infatti, si chiedono se anche i neonati hanno sete e quando bisogna iniziare a dar loro da bere acqua. L’organismo dei neonati è costituito in gran parte, ben il 75%, da acqua. Per questo il loro fabbisogno di liquidi è piuttosto elevato e cambia a seconda del tipo di allattamento scelto dalla mamma. Se il neonato è allattato al seno, soprattutto nei primi sei mesi, è in grado di trarre dal latte materno tutti i liquidi necessari, compresa l’acqua. Il latte materno, infatti, contiene più dell’85% di acqua e grazie ad esso il neonato riesce a soddisfare la sua sete sia d’estate che d’inverno. Se la mamma non allatta al seno, invece, può essere necessario somministrare al bambino piccole quantità di acqua.

Il rispetto in famiglia, come insegnarlo al bambino

bambini che disturbano

Anche se la loro tenera età giustifica alcuni comportamenti “assillanti”, questo non significa che ai bambini debba essere permesso di interagire con gli adulti, mamma e papà per primi, nel modo che preferiscono. Alcuni atteggiamenti del bimbo vanno infatti arginati sia per evitare di “perdere il controllo” su di lui/lei, che per cominciare a trasmettergli la fondamentale nozione di “rispetto dell’altro”.

Quanto detto vale sia quando il bambino interrompe continuamente le vostre conversazioni telefoniche che quando chiede costantemente l’attenzione e la presenza della mamma. Vediamo quindi, caso per caso, qual è l’atteggiamento che è più opportuno adottare perchè il rapporto tra il bambino e la famiglia scorra il più serenamente possibile gettando, per altro, le basi per una personalità adulta più autonoma ed equilibrata.

Mi sembra però doveroso premettere che i consigli pratici che seguono, così come quelli che vi abbiamo già dato a proposito di comportamenti aggressivi e dannosi e di rispetto delle regole sociali, per essere efficaci richiedono molta fermezza sia da parte di mamma che da parte di papà; in altre parole, siate coerenti e non cedete.

Il cortisone: cos’è e a cosa serve

cortisone-bambiniChe cos’è il cortisone e come agisce?

Il cortisone è il più potente antiinfiammatorio a disposizione della medicina. Il cortisone serve alla cura di moltissime malattie, ma principalmente viene usato nella stragrande maggioranza delle patologie respiratorie. Il cortisone in commercio non altro che la copia di un ormone già prodotto dal nostro corpo chiamato cortisolo. In pratica, e detto in parole comprensibili a tutti e non in medichese, il cortisone è in grado di penetrare nelle cellule riducendo la produzione delle molecole che causano le infiammazioni.

Omeopatia per bambini: un piccolo pronto soccorso estivo

omeopatia

Con l’arrivo dell’estate aumentano le occasioni per i bambini di stare all’aperto e con esse anche i rischi di piccoli inconvenienti come cadute, scottature e punture di insetto. Un valido aiuto a questi incidenti può arrivare dalla medicina naturale. L’omeopatia, infatti, può rappresentare una soluzione efficace per la cura di piccoli disturbi legati alla salute del bambino. Questo grazie, soprattutto, all’impiego di sostanze naturali, alla conseguente mancanza di effetti collaterali e alla possibilità di abbinare l’omeopatia ad altre cure. E’, comunque, sempre opportuno rivolgersi al pediatra prima di acquistare e somministrare al proprio bambino i farmaci alternativi. I medicinali omeopatici si presentano principalmente sotto forma di piccoli granuli da somministrare circa 15-20 minuti prima o dopo i pasti. I granuli, anche nei bambini al di sopra dell’anno e mezzo di età, possono essere sciolti lentamente in bocca mentre per i più piccoli è preferibile discioglierli in acqua. Per i neonati, invece, la mamma può sciogliere i granuli nel biberon e somministrarli al bimbo ogni mezz’ora.

La donna è in grado di selezionare gli spermatozoi

spermatozoi-selezioneOggi navigando in rete ho trovato una notizia che mi ha davvero incuriosito, molte volte abbiamo affrontato il tema dell’infertilità, parlando di cause attribuibili alla donna e di altre invece imputabili all’uomo ma mai avrei potuto pensare che alla base di un mancato concepimento potesse esserci una incompatibilità femminile con lo sperma maschile.

E’ come se il corpo della donna fosse in grado di selezionare gli spermatozoi più giusti per completare la fecondazione, impedendo a quelli ritenuti poco affidabili di raggiungere l’uovo e dare la vita. Questi in poche parole sono i risultati di una ricerca condotta dall’Università di Adelaide in Australia.