Prodotti per bambini: l’umidificatore Mammy della Chicco

Tutte le mamme lo sanno: l’aria di casa deve essere ottimale per la salute dei più piccoli. I neonati, infatti, non riescono ancora a mantenere costante da soli la loro temperatura corporea. Per questo, è fondamentale che i genitori garantiscano al proprio bambino il giusto microclima domestico affinchè il piccolo mantenga la propria temperatura corporea senza dispendio di ossigeno.

Con l’arrivo del freddo, i riscaldamenti minano la salubrità dell’aria, seccando l’ambiente e impedendo un corretto ricambio d’aria. Per ripristinare il corretto tasso di umidità nell’ambiente è possibile utilizzare gli umidificatori. L’umidificatore, infatti, grazie all’emissione di vapore acqueo, umidifica l’ambiente in modo ideale per la salute del bambino. Tra i vari umidificatori presenti sul mercato, oggi, vogliamo presentarvi quello della Chicco: l’umidificatore a vapore tiepido Mammy.

Disturbi del linguaggio, la balbuzie

Cos’è la balbuzie

La balbuzie è un disturbo del linguaggio rappresentato da un’anomalia del normale fluire e della cadenza dell’eloquio. In altre parole, il bambino che balbetta sa esattamente cosa vorrebbe dire ma non riesce a farlo a causa di blocchi, ripetizioni e prolungamenti dei suoni del tutto involontari. Il disturbo interessa all’incirca l’1% della popolazione mondiale e fa la propria comparsa in età infantile, tipicamente fra i due e i sei anni. La balbuzie può essere accompagnata da movimenti muscolari, anch’essi del tutto involontari, quali tic, ammiccamenti, tremori delle labbra o del viso, scosse del capo e presentarsi in associazione con altri disturbi del linguaggio quali il disturbo della fonazione e il disturbo della espressione del linguaggio.

Balbuzie, le manifestazioni

Secondo quanto riportato dal DSM, ovvero il Manuale diagnostico e statistico dei distrubi mentali, nel quale troviamo definiti anche disturbi come quelli del linguaggio, la balbuzie presenta le seguenti manifestazioni:

Il dolore nel bambino

Il dolore nel bambino è qualcosa cui spesso non si dà il giusto peso. Superata la fase delle coliche dove il dolore si manifesta prepotente, si tende a banalizzare sui “mali” del piccolo di casa.  È un atteggiamento questo che non è solo tipico del genitore, ma anche degli esperti del settore, come il pediatra.  E’ ancora forte la convinzione che il bambino non provi sofferenza o che faccia delle scene più per paura, magari a causa di una puntura, che per quello che sente realmente.

Questo tema è stato affrontato durante il XXII Congresso nazionale dell’Associazione Culturale Pediatri (ACP) ”Bambini… in mente”. Oggi c’è un nuovo strumento per imparare qualcosa in più sull’argomento ed è il manuale ”Il dolore nel bambino. Strumenti pratici di valutazione e terapia”, pubblicato dal Ministero del Salute, alla cui realizzazione hanno collaborato Franca Benini, Responsabile del Centro Regionale Veneto di terapia antalgica e cure palliative pediatriche, Dipartimento di Pediatria di Padova, e Michele Gangemi pediatra di base di Verona, past president dell’ACP.

Il metodo Zilgrei per un parto più sereno

La paura del parto, e in particolare del dolore, è una sensazione comune a tutte le donne in dolce attesa. Le future mamme, infatti, sanno bene che il dolore durante il parto è inevitabile: i muscoli ed i tessuti della zona pelvica sono sottoposti ad un grande sforzo. E’ comprensibile, quindi, che le gestanti abbiano timore di affrontare il parto. Prendere, però, piena coscienza di quello che sta accadendo al proprio corpo e di quello a cui si va incontro, può aiutare le donne ad affrontare al meglio il parto. Un aiuto naturale e privo di rischi per mamme e nascituro per affrontare serenamente e senza troppa paura il parto, riducendo anche il dolore, arriva dal metodo Zilgrei.

Che cos’è il metodo Zilgrei?

Il metodo Zilgrei, dai nomi del chiropratico Hans Greissing e della sua paziente Adriana Zillo che lo idearono, è un sistema di autoterapia che combina le tecniche della respirazione a posture e movimenti specifici del corpo.

Disturbo della fonazione

Disturbo della Fonazione

Il disturbo della fonazione, o disturbo di sviluppo dell’articolazione della parola, è un particolare tipo di disturbo del linguaggio in cui il bambino presenta difficoltà nell’articolazione di frasi e parole, maggiori rispetto a quelle che ci attende in base alla sua età e intelligenza. Il bambino presenta cioè difficoltà relative alla produzione, all’uso e alla organizzazione dei suoni, che manifestano attraverso il loro “scambio” o la loro omissione e/o errata pronuncia, pur mostrandosi capace di formulare correttamente frasi complesse e di comprendere ciò che gli viene detto.

Più precisamente il bambino affetto da disturbo della fonazione presenta difficoltà nell’articolazione dei suoni: l, r, s (si parla in questo caso di blesità), z, gl, gn e c che poi sono quelli che vengono acquisiti per ultimi. Tutto questo in assenza di anomalie fisiche che possano spiegare il disturbo. Le difficoltà di fonazione possono interferire con il rendimento scolastico e con lo sviluppo delle relazioni sociali.

Parodontite in gravidanza e parto prematuro

Durante la gravidanza, denti e gengive possono soffrire davvero tanto e soprattutto possono  essere il segnale che qualcosa non va come sperato. Quindi future mammine, fate davvero molta attenzione. Secondo uno studio pubblicato sul British Journal of Obstetrics and Gynecology, la parodontite, che è un disturbo abbastanza comune, è un problema da non sottovalutare in dolce attesa, perché misteriosamente legato al rischio di parto prematuro.  Per curare il sanguinamento delle gengive non c’è bisogno di usare tetracicline, sconsigliate per gli effetti che possono avere sul nascituro.

La parodontite, una forma di gengivite cronica, può anche manifestarsi come effetto collaterale della gravidanza. A volte, può presentarsi a causa di un’infezione batterica che deteriora il tessuto gengivale e lascia un’infiammazione. Ma il problema si mostra in tutta la sua delicatezza quando si è incinta. Sembra, infatti, che i cambiamenti ormonali rendano la dentatura delle future mamme più vulnerabile. Inoltre, sappiamo bene che questo stato è sensibile anche durante l’allattamento. L’uso dei ferri del dentista, sostengono gli esperti, evita i medicinali e può aumentare la protezione per la mamma e il bambino.

Colazione bambini, due ricette sfiziose

Una sana e buona colazione è fondamentale per rifornire l’organismo del bambino dopo il riposo della notte. Il bimbo, infatti, dopo il lungo digiuno notturno ha bisogno di una buona dose di energia per poter affrontare al meglio la sua giornata. Può succedere, però, che il bambino appena sveglio non abbia voglia di mangiare e che distratto dai preparativi per la scuola salti la colazione, ritrovandosi, poi, con un buco allo stomaco a metà mattina. E’ importante, quindi, che le mamme giochino d’astuzia stuzzicando l’appetito e la golosità dei proprio bambini preparando loro alimenti sani e gustosi.

Per dare una spinta alla fantasia delle mamme, oggi vi proponiamo due facili ricette per una colazione sana, genuina, golosa e stuzzicante.

Disturbo di espressione e ricezione del linguaggio

Disturbo misto dell’espressione e della ricezione del linguaggio

Nel disturbo misto dell’espressione e della ricezione del linguaggio ad essere compromesse sono sia le capacità di espressione che quelle di comprensione del linguaggio. Le manifestazioni sono quindi le medesime che abbiamo già visto a proposito del disturbo dell’espressione del linguaggio (difficoltà nell’usare le parole, nella coniugazione dei verbi, nella formulazione di frasi complesse, vocabolario abbastanza limitato, difficoltà ad imparare parole nuove, collocazione delle parole in ordine insolito all’interno della frase, difficoltà nella comunicazione gestuale) cui si aggiungono la difficoltà a comprendere termini spaziali, frasi ipotetiche o, nei casi più gravi, difficoltà ad associare uoni e simboli o a discriminare suoni in assenza di deficit uditivo.

Quando il termine è scaduto

Il termine è scaduto, la data presunta del parto è ormai passata e il bimbo non vuole saperne di venire al mondo. Questo suscita spesso nelle future mamme, soprattutto se alla prima gravidanza, molte ansie e preoccupazioni. Un ritardo del parto, però, non indica per forza che qualcosa non va e non dovrebbe, quindi, agitare la donna in dolce attesa. Innanzitutto, la data del parto, stabilita dal ginecologo, è solo presunta ed indica approssimativamente lo scadere del termine. Non sempre, infatti, è possibile stabilire con esattezza quando sia avvenuta l’ovulazione, soprattutto in presenza di cicli lunghi ed irregolari. Se la gestante, inoltre, ha avuto in famiglia casi di gravidanza oltre il termine è più probabile che segua anche lei lo stesso percorso a causa del fattore familiarità.

Non bisogna dimenticare, inoltre, che la mente riveste un ruolo primario sull’andamento ormonale e il condizionamento psicologico può influire sulla gravidanza, ritardando anche il parto.

Il disturbo dell’espressione del linguaggio

Il Disturbo dell’espressione del linguaggio

Il disturbo dell’espressione del linguaggio è un disturbo del linguaggio caratterizzato da un livello di sviluppo delle capacità espressive del bambino inferiore a quelle che ci si aspetta in base alla sua età. Il bambino, pur in presenza di un’intelligenza nella norma, presenta cioè delle difficoltà nell’usare le parole, nella coniugazione dei verbi e nella formulazione di frasi complesse, cui si aggiunge un vocabolario abbastanza limitato, la difficoltà ad imparare parole nuove, la loro collocazione in ordine insolito all’interno della frase. Il piccolo potrebbe inoltre presentare difficoltà nella comunicazione gestuale. Secondo alcune stime, il disturbo dell’espressione del linguaggio interessa una percentuale compresa fra il 3 e il 5% dei bambini in età scolare ed è più frequente tra i maschi che tra le femmine. Il disturbo incide negativamente sul rendimento scolastico e sulle abilità di comunicazione sociale e non deve essere confuso con un ritardo semplice (dislalia semplice).

Cyber baby, neonati online prima di nascere

Internet ha contagiato anche i più piccoli. In realtà sono i genitori che non riescono a trattenere la gioia di aspettare un bambino. Il metodo più facile per urlarlo al mondo è ovviamente la Rete. Da un nuovo studio dalla società di AVG Internet Security realizzato nei più importanti paesi del mondo (Stati Uniti, Canada, Australia Nuova Zelanda, Giappone, Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia e Spagna) è emerso infatti che 2 bimbi su 10 (il 23%) ancora prima di nascere hanno le proprie foto pre-parto on line. Ma c’è molto di più: almeno 3 neonati su 10 hanno un book fotografico delle prime ore di vita e il 7% ha già un indirizzo di posta elettronica personale.

Connessi prima di venire al mondo, figuriamoci dopo. A due anni d’età 8 bambini su 10 possiede una sorta di impronta digitale. Oltre il 70% delle madri ha dichiarato di aver ‘postato’ le immagini del piccolo on-line per condividere le foto con amici e parenti, un modo considerato più moderno dai genitori di oggi rispetto ai tradizionali album fotografici, che con gli anni finiscono, pieni di polvere, sotto il letto o in fondo all’armadio.

Il respiro rumoroso nei neonati

Molti genitori, soprattutto se alla prima esperienza, si preoccupano nel sentire il respiro del proprio bambino rumoroso e veloce. In realtà, la rumorosità del respiro del neonato è una condizione fisiologica dovuta alla conformazione delle fosse nasali che, al passaggio dell’aria, crea una sorta di turbolenza. Le mucose nasali del lattante, inoltre, reagiscono molto facilmente agli stimoli che provengono dall’ambiente esterno come umidità, sbalzi di temperatura, fumo, etc. Questo favorisce la produzione di secrezioni nasali che aumentano la resistenza all’aria e la conseguente rumorosità. Il bambino, soprattutto nei primi mesi di vita, non è ancora in grado di espettorare da solo i muchi prodotti e l’aria che nel naso passa attraverso queste secrezioni crea un rimbombo nella cassa toracica.

Il respiro del neonato, inoltre, si presenta, generalmente, molto veloce. Questo perchè la capacità dei polmoni del lattante di immagazzinare aria è minore rispetto a quella di un adulto.

I disturbi del linguaggio, cause e trattamento

Come abbiamo già visto, i disturbi del linguaggio nel bambino possono manifestarsi isolati o associati ad altri disturbi quali disturbo da deficit di attenzione-iperattività, disturbi dell’apprendimento, deficit cognitivi e così via. Essi riguardano le competenze linguistiche in tutte le loro forme e possono comprendere difficoltà di comprensione e/o espressione del linguaggio. Queste ultime in particolare, possono riguardare la produzione corretta delle parole o il fluire e la cadenza della voce, come nel caso della balbuzie.

A meno che non si tratti di disturbi secondari del linguaggio, dovuti cioè a patologie preesistenti (ad esempio neuromotorie, deficit uditivo, autismo ecc.) o associati ad alcuni dei disturbi su menzionati, i disturbi specifici del linguaggio non sono sempre riconducibili ad una causa certa ed esplicita. Tuttavia, in alcuni casi, essi hanno origini psicologiche, la già citata balbuzie, ad esempio, può insorgere in seguito a situazioni avvertite dal bambino come traumatiche (traslochi, arrivo di un fratellino, inserimento scolastico) o francamente traumatiche (malattie, lunghe permanenze in ospedali, gravi lutti).

Screening audiologico per tutti i neonati del Gemelli

Il deficit uditivo non deve essere sottovalutato perché può comportare gravi problemi cognitivi e di linguaggio.  In Italia, però, da circa un anno abbiamo un altro fiore all’occhiello.  Il Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” di Roma effettua lo screening audiologico neonatale a tutti i nuovi nati anziché solo ai bambini che presentano sintomi di  sordità. L’accesso universale a questo esame permette di scoprire anche i casi meno evidenti, che se trattati tempestivamente non lasciano gravi conseguenze. Tra marzo 2009 e marzo 2010 sono stati circa 3.150 i bambini analizzati e grazie a questo protocollo è stato possibile scoprire precocemente il deficit uditivo di 10 bimbi.

L’intervento di diagnosi precoce ha portato alla scoperta di 4 casi di ipoacusia monolaterale (pari all’1,27‰ degli esaminati) e di 6 casi di ipoacusia bilaterale nei rimanenti (pari al 1,91‰). E quattro di questi bambini, affetti da ipoacusia da medio-grave a profonda, sono stati immediatamente avviati a un intervento riabilitativo. Questo è il bilancio del primo anno di ”Screening audiologico universale neonatale” condotto dal team multidisciplinare dei Dipartimenti di Scienze Pediatriche Medico-Chirurgiche e Scienze Oftalmologiche e Otorinolaringoiatriche del Policlinico Gemelli.