Neonato in spiaggia, come proteggerlo

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Ci siamo quasi, l’estate è oramai alle porte e c’è chi abbia già avuto la fortuna di poter assaporare le prime ore in spiaggia. Che il sole faccia bene è cosa risaputa, e non solo agli adulti. Spesso demonizzati, i raggi solari possono regalare grandi benefici, anche ai bambini molto piccoli. Tra questi il fatto di stimolare lo sviluppo dell’apparato scheletrico e contribuire a disinfiammare le mucose delle via aeree. Il sole favorisce inoltre la produzione della preziosa vitamina D, che aiuta il calcio introdotto attraverso l’alimentazione a fissarsi alle ossa, rendendole più forti. Tutti ottimi motivi per portare in spiaggia anche un neonato.

Neonato spiaggia come proteggerlo

Ovviamente portare un neonato in spiaggia richiede molta attenzione e tutte le precauzioni del caso, ma mettendo in pratica alcuni piccoli accorgimenti trascorrerete dei piacevoli momenti in compagnia del vostro bambino e senza spiacevoli conseguenze. Come è risaputo, le ore più indicate sono le 8 del mattino: da questo momento fino alle 10,30-11,00 si può rimanere tranquillamente a mare. Ricordate che i bimbi con età inferiore a 6 mesi non dovrebbero essere esposti al sole: non spostateli dunque da sotto l’ombrellone e applicate le creme solari con fattore di protezione adeguato, riapplicandole poi dopo l’eventuale bagnetto e ad intervalli regolari. La spiaggia è bandita per i piccoli dalle 11,00 alle 17,00 del pomeriggio, quando sarà possibile tornarvi.

L’epidermide dei bambini è molto più sottile e delicata di quella di un adulto: spesso scordiamo che ci si possa scottare anche sotto l’ombrellone in quanto la sabbia riflette i raggi solari, proprio come avviene sulla neve. Per una protezione completa utilizzate anche dei berretti o delle bandane con annessi occhiali da sole.

Ma il sole non è l’unico “pericolo”. Attenzione anche alla sabbia che, se portata agli occhi può provocare congiuntiviti o infezioni, ed ai sassolini che se portati alla bocca rischiano di essere ingeriti o di poter provocare un soffocamento.

Photo Credit | Thinkstock

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