Bambini in incubatrice, l’ambiente uovo è meglio

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Torniamo a parlare del secondo Convegno Internazionale sulla cura dei neonati prematuri organizzato dalla Fondazione Crescere insieme al Sant’Anna onlus, svoltosi a Torino, dal 10 al 12 marzo scorsi, il quale ha visto riuniti neonatologi provenienti da tutto il mondo alla scopo di consolidare la ricerca in neonatologia attraverso la condivisione di studi e conoscenze.

Tra le novità in fatto di cura dei piccoli nati prematuri, è emerso infatti che il battito cardiaco e la respirazione dei piccoli tenuti in incubatrice migliorano se il loro accudimento avviene in “ambienti uovo”, quanto più possibile simile all’utero materno dove sia anche possibile, per la mamma, accarezzarli e far sentire loro il suono della propria voce piuttosto che il rumore e il fruscio di freddi macchinari.

In Italia sono circa quarantamila i bambini che vengono al mondo prima della trentasettesima settimana di gravidanza e le nascite prima del termine rappresentano all’incirca il sette per cento del totale. A contribuire all’aumento del fenomeno, fra l’altro, l’innalzamento dell’età media delle mamme. La neonatologia però ha fatto negli ultimi anni passi da gigante e sono sempre più numerosi i prematuri la cui vicenda si conclude felicemente.

Tuttavia, molto resta ancora da fare e la ricerca andrebbe potenziata soprattutto per permettere alle mamme e ai papà che vivono questa angosciosa situazione di stare più vicini ai propri piccoli e assicurare a questi la possibilità di essere curati e accuditi in modo più tenero e caloroso dal momento che, sembra dimostrato, questo giova alla loro salute pischica e fisica.

D’altra parte, proprio con questo intento l’associazione Vivere onlus ha elaborato e presentato al senato, qualche tempo fa, il primo Manifesto dei diritti del bambino prematuro il quale contempla, fra l’altro, il diritto del piccolo ad essere tenuto in braccio e ad essere allattato al seno dalla propria mamma il prima possibile.

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