Filastrocche di Carnevale per bambini per divertirsi con le parole

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filastrocche carnevale

Manca pochissimo a Carnevale e imparare qualche filastrocca può essere un passatempo divertente, in queste giornate di pioggia, sia per intrattenere meglio il bambino sia per conoscere meglio questa festa e le maschere tradizionali. Ecco quindi quattro filastrocche celebri, firmate da Gianni Rodari e Gabriele D’Annunzio.

Il vestito di Arlecchino di Gianni Rodari

 

Per fare un vestito ad Arlecchino

ci mise una toppa Meneghino,

ne mise un’altra Pulcinella,

una Gianduia, una Brighella.

Pantalone, vecchio pidocchio,

ci mise uno strappo sul ginocchio,

e Stenterello, largo di mano

qualche macchia di vino toscano.

Colombina che lo cucì

fece un vestito stretto così.

Arlecchino lo mise lo stesso

ma ci stava un tantino perplesso.

Disse allora Balanzone,

bolognese dottorone:

‘Ti assicuro e te lo giuro

che ti andrà bene li mese venturo

se osserverai la mia ricetta:

un giorno digiuno e l’altro bolletta!”.

Carnevale di Gianni Rodari

Carnevale in filastrocca,

con la maschera sulla bocca,

con la maschera sugli occhi,

con le toppe sui ginocchi:

sono le toppe d’Arlecchino,

vestito di carta, poverino.

Pulcinella è grosso e bianco,

e Pierrot fa il saltimbanco.

Pantalon dei Bisognosi

“Colombina,” dice, “mi sposi?”

Gianduia lecca un cioccolatino

e non ne da niente a Meneghino,

mentre Gioppino col suo randello

mena botte a Stenterello.

Per fortuna il dottor Balanzone

gli fa una bella medicazione,

poi lo consola: “E’ Carnevale,

e ogni scherzo per oggi vale.”

Il gioco dei se di Gianni Rodari

 Se comandasse Arlecchino

il cielo sai come lo vuole?

A toppe di cento colori

cucite con un raggio di sole.

Se Gianduia diventasse

ministro dello Stato,

farebbe le case di zucchero

con le porte di cioccolato.

Se comandasse Pulcinella

la legge sarebbe questa:

a chi ha brutti pensieri

sia data una nuova testa

Carnevale vecchio e pazzo di Gabriele D’Annunzio

Carnevale vecchio e pazzo

s’è venduto il materasso

per comprare pane, vino,

tarallucci e cotechino.

E mangiando a crepapelle

la montagna di frittelle

gli è cresciuto un gran pancione

che somiglia ad un pallone.

Beve, beve all’improvviso

gli diventa rosso il viso

poi gli scoppia anche la pancia

mentre ancora mangia, mangia.

Così muore il Carnevale

e gli fanno il funerale:

dalla polvere era nato

e di polvere è tornato.

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