Dislessia, un problema sopravvalutato?

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In Italia si fanno troppe diagnosi di dislessia. A sostenerlo è il direttore dell’Istituto Italiano di Ortofonologia, Federico Bianchi di Castelbianco, che ha presentato, nei giorni scorsi, i risultati di un’indagine condotta nell’ambito del progetto “Ora si” secondo i quali se è vero che un bambino italiano su cinque presenta disturbi dell’apprendimento non è affatto certo che si tratti sempre di dislessia o di altri disturbi specifici dell’apprendimento.

L’indagine, che si è svolta da settembre 2010 a giugno 2011 ed ha riguardato gli scolari di nove scuole primarie e sei materne, per un totale di oltre 1100 bambini, ha smentito le stime fatte in precedenza sulla popolazione scolastica considerata che ritenevano a rischio di dislessia un bambino su cinque.

Con la collaborazione del personale docente, gli esperti hanno infatti stabilito che solo un bambino su venticinque è realmente a rischio di sviluppare un disturbo specifico dell’apprendimento; basti pensare che solo 41 studenti delle elementari sui circa mille attenzionati hanno iniziato un percorso di terapia specifico mentre alla scuola materna solo 39 bambini su 150 sono stati ritenuti a rischio.

Fra questi ultimi però solo 19 hanno mostrato, al termine dell’anno scolastico, di avere reali difficoltà di apprendimento, in parte motivate da disagio emotivo e quindi riparabili attraverso percorsi specifici. Dati questi che devono indurci a riflettere anche considerate le conseguenza di una diagnosi errata di dislessia.

Il bambino che viene diagnosticato dislessico quando non lo è, infatti, riceve come minimo un duplice danno: per prima cosa non si interviene sul suo problema reale, con il risultato che ne pagherà la conseguenze per tutta la vita scolastica, in secondo luogo verrà sottoposto a terapie del tutto inutili nel suo caso con oneri economici per i suoi genitori e psicologici, per lui non indifferenti.

Per saperne di più sui disturbi specifici dell’apprendimento:

I disturbi dell’apprendimento, definizione.

Photo credit | Thinkstock

[Fonte]

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