I sensi del neonato, la vista

la vista

La vista è il senso meno stimolato nel feto durante la gravidanza. La funzione visiva, infatti, è molto limitata in epoca embrionale e si sviluppa e matura dopo la nascita. Nel grembo materno, gli occhi del bambino si formano alla ventesima settimana di gestazione anche se resteranno chiusi fino alla ventiseiesima, quando il piccolo imparerà a muovere le palpebre. Intorno alla ventottesima settimana, invece, il bambino sarà in grado di percepire la luce. Studi scientifici, infatti, hanno dimostrato che se si fa lampeggiare una forte luce sul pancione della mamma, il feto reagisce socchiudendo le palpebre. Alla nascita, il bambino riesce a vedere tutto ciò che lo circonda, grazie alla sua retina che è in grado di catturare le immagini. Il neonato, però, non riconosce quello che vede perchè il suo cervello non sa ancora elaborare ed interpretare le immagini.  

La cistite nelle bambine

cistite bambine

La cistite è una fastidiosa infiammazione della vescica che investe anche l’uretra e si manifesta con la necessità di fare spesso la pipì e bruciore durante la minzione. Nonostante non si tratti di un problema di particolare gravità, la cistite è un disturbo che tende a ripresentarsi nel tempo; per questo motivo è fondamentale contrastarla e debellarla non appena fa la propria comparsa, soprattutto nelle bambine.

La cistite, infatti, tanto comune tra noi donne, colpisce le bambine più dei maschietti sin dai primi anni di vita. Questo accade perchè nelle femminucce è più facile che la regione vulvare venga contaminata dai residui fecali, tanto più se non si osservano le opportune norme igieniche (le bambine vanno infatti lavate da davanti verso dietro).

Nella gran parte dei casi il batterio responsabile del disturbo è  il famigerato Escherichia coli, contenuto appunto nelle feci. Per arrivare a una diagnosi certa però è necessario svolgere degli esami medici non invasivi che permettano non solo di identificare con certezza l’agente patogeno, ma anche di escludere eventuali malformazioni delle vie urinarie superiori: esame delle urine completo, urinocoltura, ecografia dell’apparato urinario.

Per il feto il fumo passivo è dannoso come quello attivo

fumo passivo in gravidanzaFumare in gravidanza è assolutamente nocivo, ma ciò che forse molte donne non sanno è che anche respirare fumo passivo può rivelarsi altrettanto pericoloso. In precedenta qui sul nostro blog, abbiamo parlato di quanto il fumo passivo possa essere insidioso, annidandosi nei tessuti e nelle tappezzerie e del suo potenziale tossico per i bambini che ne vengono a contatto. In questo caso invece parliamo della salute del feto e del fatto che quando si aspetta un bambino oltre a smettere di fumare sarebbe bene fare molta attenzione ai luoghi che si frequentano, cercando di evitare nel modo più assoluto il fumo ambientale.

I sensi del neonato, il gusto

il gusto

Il bagaglio di sapori che il bambino porterà con sè per tutta la vita inizia a svilupparsi molto presto. Il gusto, infatti, come gli altri sensi del neonato, è già sviluppato alla nascita e in epoca embrionale. Nel dettaglio, a partire dalla dodicesima settimana di gestazione, nel feto si formano le papille gustative e dalla tredicesima il gusto può considerarsi formato. Il feto, infatti, riesce a percepire e riconoscere determinati sapori che gli arrivano dalla mamma attraverso il liquido amniotico. E’ stato dimostrato che il bambino è addirittura in grado di cacciare la lingua per assaporare il liquido amniotico. E’ questo il momento, secondo gli esperti, in cui si iniziano a delineare i gusti alimentari del bambino che sono, dunque, condizionati dall’alimentazione materna. Studi scientifici, hanno mostrato che il bambino impara molto presto a distinguere i quattro sapori base, ossia zuccherato, salato, amaro e acido, prediligendo lo zuccherato.

I sensi del neonato, l’olfatto

olfatto

Uno dei sensi che il neonato sviluppa in epoca embrionale è l’olfatto. Il feto, infatti, già dai primi mesi di gestazione percepisce gli odori, immerso nel liquido amniotico. Nello specifico, tra la quinta e l’undicesima settimana si sviluppano nel feto i recettori olfattivi mentre entro la quindicesima si formano le narici. Il bambino riesce a sentire e a distinguere gli odori dei cibi che la mamma mangia e che giungono a lui attraverso il liquido amniotico. In questo modo, il neonato immagazzina tutta una serie di stimoli che formeranno la sua “memoria olfattiva” e che, una volta nato, lo aiuteranno a conoscere il mondo esterno. Alla nascita, il bambino riconosce tutti gli odori del suo mondo-prenatale che lo aiuteranno ad orientarsi nel mondo extrauterino e lo rassicureranno in momenti di tensione.

I sensi del neonato, il tatto

il tatto

I neonati non percepiscono il mondo allo stesso modo degli adulti. I loro sensi, infatti, anche se presenti tutti fin dalla nascita, non sono perfettamente sviluppati e si perfezionano nel corso dei mesi fino a diventare il mezzo con cui il piccolo conosce il mondo esterno. Nei neonati, come negli adulti, la pelle è uno dei principali organi sensoriali ricco di numerosi recettori tattili che nel lattante hanno una sensibilità maggiore, poichè il tatto, insieme all’udito, è stato a lungo per il piccolo l’unica guida nel ventre materno. Il tatto, infatti, è il primo senso del bambino che viene attivato fin dalla 7a settimana di gestazione, quando il feto è a contatto con il liquido amniotico e con i tessuti della cavità uterina. Alcune ricerche scientifiche hanno dimostrato che il feto può avvertire alcuni stimoli tattili fin dalle prime settimane mentre verso la 11a settimana il tatto è ben sviluppato alle mani. A 17 settimane, invece, il piccolo è in grado di avvertite sensazioni sull’addome e il sederino mentre a 32 settimane il tatto è completamente sviluppato e il feto è sensibile anche al calore e al dolore. Per questo durante la gravidanza è importante che i genitori comunichino con il bambino accarezzando e massaggiando il pancione.

Zanzare, meduse e tracine: i bambini e le punture “estive”

punture-bambiniL’estate è una stagione meravigliosa, se non fosse per tutti quegli antipatici animaletti pronti a pizzicare i nostri bambini quando dormono oppure mentre fanno il bagno in mare, per questo ho pensato ad un piccolo vademecum per saperne di più sulle punture di insetti e co.

La zanzara è in assoluto l’insetto principe delle notti estive, si nutre del sangue e spesso prende di mira proprio i nostri piccoli che poi sono costretti ad andare in giro ridotti come pannelli del tiro al bersaglio. Ma possiamo fare qualcosa per evitare che le zanzare li pungano? Intanto all’esterno (terrazzo, patio) possiamo mettere quelle gabbiette luminose che uccidono le zanzare con le scosse elettriche e invece all’interno possiamo usare le famose piastrine da inserire nell’apposito apparecchietto ( a patto che si faccia circolare l’aria prima di far entrare i bambini). Per i genitori più agguerriti sono anche in vendita delle racchette elettrificate con le quali ingaggiare una vera e propria caccia alla zanzara. Inoltre in commercio ci sono una infinità di prodotti da spalmare sulla pelle per renderla sgradevole alle zanzare, cercate sempre di acquistare i prodotti a base naturale, negli altri potrebbero essere presenti tracce di insetticida.

Onicofagia: quando il bambino si mangia le unghie

unghie

Non è difficile per le mamme vedere i propri figli portare le mani alla bocca per mordicchiare le unghie o le pellicine. L’onicofagia, cosi si chiama questa abitudine, è, infatti, molto comune tra i bambini e tende a comparire attorno ai 5 anni di età. Di solito, alla base di questo comportamento, che viene considerato erroneamente un semplice vizio, ci sono stati d’ansia scatenati nel bambino da particolari eventi come l’entrata a scuola o la nascita di un fratellino. I bambini che ricorrono più di frequente all’onicofagia sono, infatti, quelli più ansiosi, timidi, introflessi e sensibili che risentono maggiormente di quello che succede attorno a loro. Nello specifico, il bambino, trovandosi in una situazione di disagio, di imbarazzo, di preoccupazione o di paura che non riesce a gestire, si mordicchia le unghie per sfogare l’ansia.

Ogni bambino ha i propri tempi

crescita bambino

Molte mamme, tutte direi, si fanno delle domande circa lo sviluppo del proprio bambino soprattutto nei primi tre anni di vita: quando riuscirà a mettersi seduto da solo, quando inizierà a muovere i primi passi, quando pronucerà le prime parole e così via e spesso quando il bambino tarda rispetto ai coetanei a fare una o più di tali conquiste sono in tante a preoccuparsi, magari temendo in cuor loro che il proprio cucciolo abbia qualche problema nello sviluppo motorio piuttosto che del linguaggio e così via.

Non manca poi chi fa dell’interessato catastrofismo, e mi limito a dire questo, aggiungendo ansia ai normali di timori di una madre. Se è vero però che lo sviluppo infantile procede secondo tappe ben individuabili nel tempo, è altrettanto vero che ogni bambino ha i propri tempi e che questi devono essere rispettati per non correre il rischio di “patologizzare” qualcosa che patologico non è. 

Cosa fare se un dente da latte cade prima del tempo

denti da latte

In genere i denti da latte cadono intorno ai sei anni di età. Purtroppo però può capitare che questi si rompano o vengano espulsi in anticipo a causa di traumi, come una brutta caduta, o per colpa di una carie. In questo caso non bisogna disperarsi ma neppure sottovalutare il problema pensando che tanto si tratta di un dente destinato a cadere prima o poi, in quanto il corretto sviluppo dei denti da latte non solo pone le basi per la crescita sana della dentizione permanente ma è fondamentale anche per consentire una buona masticazione e la corretta articolazione delle parole.

Se il bambino perde un dentino in anticipo di norma occorre consultare un pedodontista, ossia un dentista pediatrico, che presumibilmente applicherà un distanziatore fra i due dentini rimasti perchè questi non guadagnino troppo terreno danneggiando l’intera arcata dentaria, quindi attendere che tutto torni alla normalità con la fisiologica espulsione dei denti decidui.

Il cortisone: cos’è e a cosa serve

cortisone-bambiniChe cos’è il cortisone e come agisce?

Il cortisone è il più potente antiinfiammatorio a disposizione della medicina. Il cortisone serve alla cura di moltissime malattie, ma principalmente viene usato nella stragrande maggioranza delle patologie respiratorie. Il cortisone in commercio non altro che la copia di un ormone già prodotto dal nostro corpo chiamato cortisolo. In pratica, e detto in parole comprensibili a tutti e non in medichese, il cortisone è in grado di penetrare nelle cellule riducendo la produzione delle molecole che causano le infiammazioni.

Omeopatia per bambini: un piccolo pronto soccorso estivo

omeopatia

Con l’arrivo dell’estate aumentano le occasioni per i bambini di stare all’aperto e con esse anche i rischi di piccoli inconvenienti come cadute, scottature e punture di insetto. Un valido aiuto a questi incidenti può arrivare dalla medicina naturale. L’omeopatia, infatti, può rappresentare una soluzione efficace per la cura di piccoli disturbi legati alla salute del bambino. Questo grazie, soprattutto, all’impiego di sostanze naturali, alla conseguente mancanza di effetti collaterali e alla possibilità di abbinare l’omeopatia ad altre cure. E’, comunque, sempre opportuno rivolgersi al pediatra prima di acquistare e somministrare al proprio bambino i farmaci alternativi. I medicinali omeopatici si presentano principalmente sotto forma di piccoli granuli da somministrare circa 15-20 minuti prima o dopo i pasti. I granuli, anche nei bambini al di sopra dell’anno e mezzo di età, possono essere sciolti lentamente in bocca mentre per i più piccoli è preferibile discioglierli in acqua. Per i neonati, invece, la mamma può sciogliere i granuli nel biberon e somministrarli al bimbo ogni mezz’ora.

Evitare che il bambino si metta in pericolo, consigli pratici

evitare pericoli ai bambini

Tutte noi mamme sappiamo molto bene che i nostri cuccioli, almeno sino a tre anni di età, non hanno un senso del pericolo molto spiccato; è facile infatti che mettano in atto comportamenti pericolosi e che restino vittime di piccoli incidenti domestici. Il nostro compito è quindi anche quello di vigilare attentamente perchè questo non accada senza però trasmettere loro le nostre ansie e paure per quanto motivate.

Ecco quindi una serie di consigli pratici per evitare che il bambino sfugga al nostro controllo facendosi male e per insegnarli che ci sono regole dettate da mamma e papà alle quali non si può sfuggire pena la propria salute.

Cosa fare se il bambino corre fuori di casa

Se il bambino ha già imparato ad aprire la porta di casa non vi resta altro da fare che chiuderla a chiave. Allo stesso modo, se avete uno spazio esterno ricordate di chiudere bene il cancello e permettetegli di giocare lì solo se è opportunamente recintato.

Bambini, attenzione alla salute di piedi e gambe

andatura bambini

Quando il bambino comincia a muovere i primi passi è del tutto normale che abbia un andatura un po’ buffa e proceda con i piedi a papera o dondolandosi; le sue gambe infatti risentono ancora a distanza di tempo della posizione che erano costrette a mantenere durante la permanenza nel pancione e l’equilibrio ci mette un po’ a stabilizzarsi. In questa fase quindi non è facile capire se le gambe e i piedi del piccolo sono in perfetta forma.

Premesso quindi che alcune stranezze nell’andatura del bambino non sono tali nei primi tre anni di vita e che non bisogna assolutamente far capire al bambino che si sta tenendo d’occhio la sua “camminata”, vediamo quali sono gli atteggiamenti del bambino che bisogna osservare per capire se tutto sta procedendo per il meglio e se i piedini e le gambe sono in perfetta salute:

Il bambino ha le gambe arcuate

Che il bambino presenti un piccolo spazio fra le ginocchia è assolutamente normale nei primi due-tre anni di vita. Solo se questa distanza non tende a correggersi da sola dopo questa età è il caso di parlarne al pediatra.