Bere latte aiuta i bambini a mantenere il peso forma

Ricco di proteine, vitamine, Sali minerali ed amminoacidi essenziali, il latte è un alimento completo e nutriente indispensabile per una corretta alimentazione dei bambini, grandi e piccini. Tutti sanno, infatti, che il latte fa bene ai bambini. Quello che non tutti sanno, però, è che il latte aiuta anche a mantenere un peso forma.  Studi scientifici, infatti, hanno dimostrato che i bambini che consumano regolarmente il latte hanno un peso corporeo inferiore rispetto al loro coetanei che non ne bevono. Una recente ricerca italiana, ad esempio, condotta dall’Istituto di scienze dell’alimentazione del CNR ha dimostrato che i bambini che bevono il latte sono generalmente più magri di coloro che non lo bevono. Nello specifico, lo studio, pubblicato sul British Journal of Nutrition, ha preso in esame le abitudini alimentari di circa 1.000 bambini in età scolare, soffermandosi principalmente sul consumo di latte.  I ricercatori, inoltre, hanno analizzato l’indice di massa corporea dei bambini in relazione alle abitudini alimentari e ad altri fattori come la pratica di attività fisica.

Sonno bambini, il 30% non riposa bene

Sono molti i bambini che fanno fatica a dormire. Per una volta non ci preoccupiamo dei neonati e del loro bioritmo, da dei cuccioli un po’ più grandicelli, che magari già vanno a scuola. E’ consigliabile che il riposo notturno sia di circa 8 ore, mentre sono molti i piccoli, quasi un terzo, che ne dormono meno di 6 o 7. La situazione ovviamente si complica con l’adolescenza, quando tra discoteche e passione per il computer, si finisce per andare a letto molto tardi.  Questo cosa provoca? Prima di tutto cali dell’attenzione e poi l’alterazione dei cicli di sonno-veglio.

Il problema è stato messo in luce da Maria Pia Villa, direttore del centro del sonno dell’ospedale Sant’Andrea di Roma e coordinatrice del gruppo di studio di medicina del sonno della Società italiana di pediatria. Secondo quanto riporta l’esperta, l’insonnia colpisce il 20-30% dei bambini, il 10-15% fino a 3 anni, mentre i problemi di russamento e apnee notturne interessano dal 3 al 27% dei piccoli in età prescolare.

L’ictus infantile è collegato alla pillola, all’anemia e al fumo

L’ictus può colpire anche i bambini. Ma quali sono i fattori scatenanti? Si sono interrogati un gruppo di ricercatori svedesi che hanno poi pubblicato uno studio sulle pagine di Acta Paediatrica. L’ictus infantile è così definito quando colpisce un soggetto tra i ventotto giorni e il diciottesimo anno di età. E nella maggioranza dei casi (l’85%) chi ne è vittima, e ne sopravvive, mostra delle disfunzioni neurologiche e delle gravi limitazioni. Stiamo parlando quindi di conseguenze gravissime.

Secondo la ricerca i fattori scatenanti possono essere pillola contraccettiva, anemia e fumo.  I ricercatori,  guidati dal dottor Sten Christerson,  hanno evidenziato come in Europa e negli Usa l’ictus infantile colpisce da 2,1 a 13 bambini all’anno ogni 100mila, con un’incidenza dell’1,8%.  Sono stati analizzati 51 casi, di cui 23 maschi e 28 femmine. Di questi, 46 dei 47 sopravvissuti all’attacco sono stati seguiti per un lungo periodo dopo la malattia (in media 4 anni) per verificare i rischi a lungo termine.

Troppo zucchero nelle tisane per bambini

Facili da preparare e dal gusto gradevole, le tisane e gli infusi per bambini rappresentano spesso un alleato prezioso nella lotta ai piccoli fastidi del bebè (disturbi del sonno, coliche gassose, mal di pancia, disturbi intestinali, etc..) che troppe volte mettono a dura prova i nervi di mamma e papà. Bisogna, però, fare attenzione: queste tanto apprezzate tisane contengono, infatti, troppi zuccheri che nel lungo termine possono causare nel bambino problemi di carie ed obesità. Il monito arriva dal noto settimanale Il Salvagente che nel numero in edicola questa settimana ha preso in esame ben 13 prodotti delle principali aziende del settore. Nello specifico, il settimanale ha interpellato medici e pediatri che hanno analizzato e confrontato infusi e tisane granulari istantanei alla camomilla, al finocchio, alle erbe, alla frutta e al tè deteinato di Mellin, Milupa, Humana e Plasmon.

Dall’analisi dei dati raccolti, è emerso che tisane ed infusi, facilissimi da preparare (basta infatti dell’ acqua calda e uno o più cucchiaini di prodotto), contengono elevate quantità di zucchero (95%) sotto forma di saccarosio, destrosio, lattosio, glucosio e maltodestrine a fronte di una minima percentuale si estratti vegetali.

L’asma nei bambini è condizionata dall’ansia della mamma

Il vostro bambino soffre di asma? Purtroppo è un disturbo abbastanza comune, soprattutto a causa delle numerose allergie che toccano i piccoli di casa. Una nuova ricerca però ha dimostrato che le mamme hanno una certa responsabilità nell’evoluzione della malattia: secondo questi medici, le mamme si occupano di somministrare le cure correttamente e la loro ansia toglie il respiro al bambino. Per anni questo è stato solo un sospetto, ma ora una ricerca giapponese ha seguito per un anno circa 220 madri di bambini dai 2 ai 12 anni di età che soffrivano di asma.

L’analisi è stata strutturata così: all’inizio le mamme sono state invitate a compilare un questionario che comprendeva domande sul loro grado di stress e su come cercavano di gestirlo, sul loro rapporto con i figli e le loro modalità educative, sulla gravità della condizione clinica del piccolo, su quanto ci si attenesse alle prescrizioni dei farmaci e alle raccomandazioni del medico.

Caffeina e bambini

Tutti i genitori lo sanno: il caffè fa male ai bambini. Quello che non tutti sanno, o a cui non tutti pensano, però, è che la caffeina non è contenuta solo nel caffè ma è presente anche in altri alimenti e bevande che i bambini consumano di frequente. Tra le principali fonti “alternative” di caffeina ci sono, infatti, le bevande cosiddette energizzanti, il thè in tutte le sue forme e le bevande a base di cola. Anche il cioccolato, sia a latte che fondente, contiene piccole quantità di caffeina. E’ bene, quindi, che i bambini non eccedano nel consumo di cioccolato o di bevande al cacao soprattutto prima di andare a dormire.

Un quadretto al giorno o un cucchiaino di cacao solubile nel latte del mattino non creano problemi -spiega Giulia Settimo, coautrice della guida Il nostro bambino dalla nascita ai tre anni edito da Red!– Ma, per dormire bene la notte, meglio non esagerare. Quindi, niente cioccolatini, gelati e snack al cacao dal tardo pomeriggio in poi.

I-denti-kit, il progetto scolastico per insegnare ai bambini la cura dei dentini

Care mamme, quante volte avete spiegato ai vostri bambini che lavarsi i denti con cura è importante? Immagino, ormai non si possano più contare. Per fortuna la scuola ci viene incontro con un nuovo progetto interministeriale che si chiama ‘Scuola e salute’ e ha come obiettivo diffondere i principi della sana alimentazione, di una vita equilibrata in armonia con l’ambiente, della lotta al fumo, ma anche della corretta igiene orale.

Ai nostri bambini verrà, nelle classi Elementari e Medie, quindi spiegato  com’è fatto il cavo orale, quali sono i principali ‘nemici’ dei denti e come si possono combattere per mantenere la propria bocca in salute. Per questo motivo è stato creato un kit, scaricabile anche dai siti internet istituzionali, che gli insegnanti potranno utilizzare come meglio credono, a seconda della loro disciplina e delle caratteristiche delle loro classi scolastiche.

Concepimento, a primavera più rischi per il bambino

La primavera, come confermano le statistiche, è da sempre il periodo più fertile dell’anno. Molte donne, infatti, per scelta o per caso, concepiscono un figlio proprio in primavera tanto che nei mesi primaverili si registra un picco delle gravidanze. Recenti studi scientifici, però, hanno lanciato l’allarme su eventuali rischi per la salute del feto concepito in primavera. Uno studio finlandese pubblicato sul Journal of Epidemiology and Community Health, sostiene, infatti, che il primo trimestre della gravidanza non dovrebbe, preferibilmente, coincidere con i mesi primaverili. Questo perchè, secondo lo studio, il bambino verrebbe esposto maggiormente al rischio di sviluppare allergie alimentari.

Nello specifico, i ricercatori finlandesi hanno monitorato circa 6.000 bambini, nati in Finlandia tra il 2001 e il 2006. Su mille di questi bambini, tra il primo e il quarto anno di età, gli scienziati hanno effettuato un test per valutare la  sensibilizzazione a determinati allergeni alimentari.

Pavimenti PVC: rischio asma e allergie nei bambini

Tutti i genitori lo sanno: l’arredamento della cameretta dei propri bambini e di tutti gli ambienti che frequentano è molto importante sia per il loro benessere che per la loro salute. L’ultimo allarme a tal proposito riguarda i rischi dei pavimenti in PVC.

I pavimenti in PVC sono, al giorno d’oggi, molto diffusi e sono realizzati da rotoli o piastre rivestiti di materiale plastificato, resistente ed elastico. Sono impiegati anche per le pavimentazioni delle scuole e delle palestre in quanto antiscivolo e facili da pulire grazie a strette giunture dove lo sporco non riesce ad annidarsi. Una recente ricerca svedese ha dimostrato che questi pavimenti sarebbero dannosi per la salute dei bambini e che, in particolare, aumenterebbero il rischio di sviluppare asma ed allergie. Nello specifico, lo studio condotto dal dal dottor Fredrik Carlstedt del Centro ricerca cure primarie di Karlstad, in Svezia e presentato per la prima volta in occasione del congresso dell’ERS (Società Europea di Medicina Respiratoria), dimostrerebbe che i bambini che entrano in contatto con i pavimenti in PVC assorbirebbero i cosiddetti flatati tossici.

La sindrome di Asperger

La sindrome di Asperger, cos’è

La sindrome di Asperger è un disturbo pervasivo dello sviluppo che rientra nel gruppo dei cosiddetti disturbi dello spettro autistico. Più precisamente, i bambini affetti da sindrome di Asperger vengono definiti autistici ad elevato funzionamento. Infatti, a differenza di quanto avviene nell’autismo “classico” in questo tipo di sindrome non sono presenti marcati deficit di linguaggio o cognitivi. Il disturbo ha una maggiore incidenza tra i maschi piuttosto che tra le femmine e la diagnosi viene posta più tardivamente di quanto non accada in caso di autismo, questo, probabilmente, per l’assenza dei su citati deficit.

La sindrome di Asperger, i sintomi

Le persone con sindrome di Asperger presentano una marcata compromissione delle interazioni sociali, comportamenti ripetitivi e stereotipati, ristretta gamma di interessi e attività, mancanza di empatia, difficoltà a comprendere gli stati d’animo altrui e talvolta le espressioni facciali. Alla sindrome sono correlati altri disturbi quali il disturbo schizoide di personalità e  il disturbo dell’apprendimento non verbale e possono associarsi depressione, ansia, disturbo ossessivo-compulsivo. Come accennato, la sindrome non comporta marcati deficit cognitivi, anzi molti individui che ne sono affetti presentano un’intelligenza superiore alla norma e ottenere successi in precise aree di competenza, soprattutto se queste non richiedono necessariamente interazioni sociali.

Autismo, forse possibile la diagnosi in culla

Secondo i dati dell’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) una persona su 150 è affetta da un disturbo dello spettro autistico e molto raramente la diagnosi viene effettuata prima dei due anni di età. Peccato perchè:

La diagnosi precoce, seguita da un intervento sin dai primi mesi di vita, potrebbe essere decisiva e permettere un recupero quasi totale di alcune funzioni comportamentali e ridurre i disturbi nella comunicazione

A sostenerlo è Maria Luisa Scattoni, giovane ricercatrice dell’Istituto Superiore di Sanità presso il quale coordina il progetto “Non invasive tool for early detection of autism spectrum disorders” (Strumenti non invasivi per la diagnosi precoce dei disturbi dello spettro autistico) che partirà nel 2011 e durerà tre anni, con lo scopo di condurre un’osservazione di un gruppo di bambini nei primi due anni di vita e rintracciare possibili indicatori di autismo.

Insonnia: con l’ora solare a rischio un bambino su due

Anche quest’anno torna in vigore l’ora solare. Il prossimo fine settimana, infatti, nella notte tra sabato 30 e domenica 31 ottobre, alle 2 bisognerà spostare le lancette dell’orologio indietro di un’ora. Questo permetterà a grandi e piccini di dormire un’ora in più, o almeno cosi dovrebbe essere. Il passaggio all’ora solare, infatti, può comportare nei bambini un cambiamento dei loro abituali ritmi e un disorientamento che può causare nei più piccoli problemi di insonnia. A lanciare l’allarme sono un po’ tutti i pediatri ed in particolare il dott. Italo Farnetani, pediatra e professore dell’Università degli Studi Bicocca di Milano.

Secondo il dottor Farnetani, un bambino su due è esposto al rischio insonnia con il ritorno dell’ora solare. Questo perchè il cambiamento dell’orario può incidere sul sistema nervoso dei bambini ed incrinare il delicato equilibrio tra sonno e veglia.

Unghia incarnita

Piedi sani e curati sono molto importanti per lo sviluppo del bambino. Permettono, infatti, al bambino di correre e camminare correttamente e ne determinano il giusto equilibrio e la corretta postura. E’ indispensabile, quindi, che i genitori si prendano cura dei piedini del loro bambino. Una scarsa attenzione alla cura dei piedi a le cattive abitudini possono causare dei fastidiosi disturbi tra cui va annoverata l’unghia incarnita.

Che cos’è l’unghia incarnita?

L’unghia incarnita è una patologia molto comune e fastidiosa che colpisce i piedi, ed in particolare l’unghia dell’alluce, di grandi e piccini. Nello specifico, l’unghia incarnita si verifica quando l’unghia, crescendo si incurva e va ad inserirsi nella pelle  morbida che la circonda e la infiamma. L’unghia incarnita è molto comune nei bambini che hanno dita grosse e carnose e unghie convesse, ed è favorita da calzature troppo strette, da una cattiva igiene e da un errato modo di tagliare le unghie al bambino.

Febbre mediterranea familiare

La febbre mediterranea familiare, cos’è

La febbre mediterranea familiare (Polisierosite parossistica familiare) è una malattia ereditaria piuttosto rara che colpisce prevalentemente ma non esclusivamente individui di origine mediterranea (ebrei sefarditi, armeni, turchi, arabi). Il gene responsabile della sua insorgenza è stato individuato sul cromosoma 16. Il disturbo tipicamente fa il proprio esordio fra i cinque e i quindici anni di età ma può manifestarsi anche più tardi, fino alla prima età adulta. Solo nel cinque per cento dei casi l’esordio avviene dopo i trenta anni di età.

La febbre mediterranea familiare, i sintomi

Il sintomo principale della febbre mediterranea familiare è la febbre molto alta (40°C) che insorge improvvisamente e dura da uno o due giorni fino ad una settimana. Gli attacchi febbrili possono presentarsi una o due volte al mese ma anche essere del tutto assenti per anni; tipicamente sono accompagnati da afte, dolori addominali, articolari, muscolari e del torace ed avere come conseguenza peritoniti, artriti e pleuriti. Tra i sintomi troviamo anche stipsi o diarrea (più frequente nei bambini). Tra un attacco e l’altro il bambino gode comunque di ottima salute. La frequenza degli attacchi tende a diminuire con l’età e durante la gravidanza.