Insegnare ai bambini ad allacciarsi le scarpe

Il vostro bimbo ha l’età giusta per imparare ad allacciarsi le scarpe da solo, ma nonostante i ripetuti tentativi, non è ancora in grado. Bisogna portare pazienza, è uno step normale, dai 4 ai 6 anni, ma non c’è un tempo ben definito. Ricordiamoci che ogni piccolo farebbe di tutto per continuare ad avere le attenzioni della mamma tutte per sé, anche rimandare la sua autonomia. Intanto, continuate con le scarpine con il velcro: facili da indossare e comode per tutta la famiglia.

Daniel Radcliffe, l’attore che dà il volto al maghetto più famoso del mondo, Harry Potter, qualche anno fa in un’intervista ha ammesso di non sapersi allacciare le scarpe perché soffrire di dyspraxia, una patologia che spesso viene confusa goffaggine, ma che invece richiede una diagnosi tempestiva. Si manifesta con difficoltà del movimento e mancanza di coordinazione nei gesti.

Mamme, vietato dire bugie

Non si può essere genitori perfetti, si può essere però brave mamme e bravi papà. Peccato che molte madri nel tentativo di rispecchiare il mito del loro bimbo commettono gravi errori, come quello di dire bugie. Il primo insegnamento che passiamo ai nostri figli è quello di non mentire, di essere onesti e di assumersi le proprie responsabilità, e invece spesso  siamo proprio noi i primi a tradire questa filosofia.

Le bugie più diffuse riguardano il tempo che le mamme riescono a dedicare ai piccoli di casa e la fruizione della televisione. Questi dati emergono da un sondaggio condotto dal famoso sito Netmums su un campione di 5mila genitori.

Neomamme, ci vogliono 18 mesi per tornare in forma dopo il parto

La gravidanza ha lasciato il segno? Non vi sentite ancora in forma e quando vi guardate allo specchio fate fatica a riconoscervi. C’è poco da fare, purtroppo. Avere un bambino è uno stress enorme per il corpo della donna e ci vogliono circa 18 mesi per tornare quelle di prima. A sostenere questa tesi è un sondaggio inglese condotto dal sito A Beautiful Mummy.

Un anno e mezzo per riprendere la linea e per sentirsi di nuovo donna, con la propria femminilità. La vita di una neomamma è complessa: prima si sta a casa e ci si dedica totalmente al piccolo appena arrivato, quando si rientra in ufficio la giornata si trasforma in una corsa continua, tra tiralatte, poppate, impegni di lavoro e gestione della casa. In linea di massima, solo dopo 18 mesi, i gesti della maternità si trasformano in routine diventando più facili e di conseguenza più veloci.

La dieta in gravidanza può compromettere lo sviluppo del feto

La linea conta, soprattutto per noi donne. Durante la gravidanza subentra, in alcune donne, la paura di ingrassare troppo e di conseguenza di non riuscire a ritrovare la forma dopo il parto. Attenzione però a seguire una dieta troppo ferrea durante i nove mesi.  Mangiare poco nel corso della gestazione, soprattutto all’inizio, può compromettere lo sviluppo cerebrale del nascituro.

Questo è quanto hanno scoperto i ricercatori della University of Texas Health Science Center di San Antonio (Texas, Usa), secondo cui il cervello del feto è vulnerabile anche a modeste diminuzioni dell’alimentazione materna. Insomma, un regime alimentare completo è davvero un ottimo modo per tutelare la salute del piccolo.

Gravidanza, ci sono 163 sostanze chimiche nel corpo di ogni mamma

Ci preoccupiamo di essere in salute, di prendere gli integratori giusti, di non stressarci, ma il periodo della gravidanza ha dei nemici invisibili, contro i quali difficilmente possiamo lottare. Secondo i ricercatori dell’Università della California di San Francisco (Usa), ci sono 163 sostanze chimiche nell’organismo delle donne in gravidanze, molte dei quali vietate perché estremamente pericolose.

La domanda sorge spontanea: com’è possibile? Gli esami condotti dagli esperti hanno trovato tracce di bifenili policlorurati, pesticidi organoclorurati (di cui il DDT), composti perfluorinati (PFC) che si trovano nel teflon usato per rivestire le padelle antiaderenti, ftalati che compongono la plastica, idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e perclorato.

La sindrome di Potter

Cos’è la sindrome di Potter

Con il termine sindrome di Potter (agenesia renale bilaterale) si indica una rara malformazione neonatale, caratterizzata dalla mancata formazione di entrambi i reni, o da una loro conformazione anomala, nel feto.

Come si manifesta la sindrome di Potter

L’anomalia a carico dei reni comporta la mancata formazione di liquido amniotico (oligoidramnios) da cui derivano le particolari caratteristiche somatiche di questi bambini, cui ci si riferisce con l’espressione fenotipo Potter: occhi distanti, orecchie basse, epicanto (piega cutanea sulla palpebra), ponte nasale ampio, malformazioni a carico degli arti. Questo accade perchè in assenza di liquido amniotico il feto non è protetto dalla pressione delle pareti uterine. La sindrome di Potter implica anche un arresto dello sviluppo polmonare per cui il bambino presenta, una volta venuto al mondo, anche difficoltà respiratorie.

Mamme cinesi: tigri nell’educazione dei figli

L’educazione dei figli, cruccio di ogni genitore, è da sempre al centro di numerosi dibattiti. L’ultimo, in ordine di tempo, riguarda la presunta superiorità della mamme orientali nell’educazione dei bambini. Ad affermarlo è Amy Chua, una professoressa di Legge alla Law School dell’Università di Yale (USA), in un saggio dal titolo Perché le madri cinesi sono superiori, pubblicato la scorsa settimana sul Wall Street Journal. Secondo Amy Chua, i ragazzi cinese devono il loro successo negli studi e nella vita in genere all’educazione impostagli dalle loro madri che, sempre secondo l’autrice del saggio, sarebbero l’opposto delle madri italiane. Mentre queste ultime, infatti, sono delle chiocce, protettive e apprensive, le mamme cinesi sono delle tigri, severe e rigide.

Alla base dell’educazione cinese, spiega la professoressa,  c’è una ferrea disciplina fatta di regole rigide e ben precise.

Acido folico, un aiuto anche per prevenire la sindrome di Down

Che assumere l’acido folico in gravidanza riducesse il rischio di insorgenza di malformazioni al feto, prima fra tutte la temibile spina bifida, lo sapevamo già. Se ne parla da tempo e pare sia accertato scientificamente, al punto che non esiste ginecologo che non prescriva gli integratori a base di acido folico alle sue pazienti in gravidanza. La notizia è che secondo uno studio, uscito a quanto pare già cinque anni fa, questa fondamentale vitamina ha un ruolo anche nella prevenzione della Sindrome di Down.

Lo studio in questione, in particolare, ha messo in evidenza che il rischio di mettere al mondo bambini affetti da spina bifida è superiore in quelle famiglie che presentano anche maggiori rischi di mettere al mondo bambini affetti da Sindrome di Down a causa di difficoltà nel garantire la giusta dose di tale sostanza al feto. Le due patologie sarebbero quindi in qualche modo legate e l’acido folico svolgerebbe un ruolo nella prevenzione di entrambe.

I bambini di Haiti, il colera a un anno dal terremoto

Abbiamo visto tutti in questi giorni le sconcertanti immagini di Haiti. Rimanere indifferenti è impossibile, soprattutto davanti alla constatazione che ad un anno di distanza (l’anniversario cade proprio oggi) dal terremoto che l’ha devastata un milione di persone vivono ancora tra le macerie, nelle strade e nelle piazze trasformate in veri e propri campi profughi. Moltissimi di questi sono bambini a cui manca tutto: cibo, acqua, assistenza sanitaria. Altro che giochi!

E come se non bastasse il terremoto e l’uragano Thomas, adesso sulle loro vite già straziate si è abbattuta l’epidemia di colera che ha già fatto oltre tremila vittime. I corpi lasciati alla pietà di chi si batte con fatica per dare loro una sepoltura dignitosa. Intanto gli aiuti promessi dalla Conferenza dei donatori (dieci miliardi di dollari) sono già stati stanziati ma solo il 15% di questi è stato utilizzato perchè, pare, la situazione politica del paese è ancora troppo instabile per garantire che vengano utilizzati adeguatamente.

Interruzione volontaria di gravidanza, il ministero vuole abbassare il limite

Dopo la bocciatura da parte del TAR delle direttive della Regione Lombardia sull’attuazione della legge 194, che garantisce il diritto di aborto alle donne italiane, si torna a parlare di interruzione volontaria di gravidanza. Stavolta è lo stesso ministero della salute a rilanciare il tema attraverso l’annunciata volontà di abbassare il limite di ventidue settimane per il ricorso all’aborto terapeutico, senza però intaccare l’impianto attuale della legge.

Si tratterebbe in altre parole di far approvare, fermo restando il consenso unanime dei governatori, delle nuove linee guida in conferenza Stato-Regione. Le polemiche si preannunciano, come sempre, roventi ma, come afferma il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella, il nuovo limite verrebbe largamente accettato e condiviso dalla comunità scientifica, a prescindere dalle posizioni ideologiche individuali, forte dei progressi della medicina che assicurerebbero ai piccoli maggiori probabilità di sopravvivenza.

Pillola del giorno dopo, cresce il consumo tra le minorenni

I ragazzi di oggi hanno davvero la possibilità di essere informati correttamente sui rischi che si corrono conducendo una vita sessuale non protetta, eppure le precauzioni continuano a essere poco utilizzate, tanto che gli ultimi dati Sigo dimostrano che il 27 per cento non usa alcun anticoncezionale e la percentuale sale al 35 per cento tra le sole ragazze.

I medici lanciano l’allarme e denunciano un trend preoccupate: si moltiplicano le malattie sessuali tra i giovani, i quali non si affidano alla prevenzione, ma alla contraccezione di emergenza. Sono state vendute solo in Italia 370 mila confezioni di pillola del giorno dopo (da quando è entrata in commercio), usata per il 55% da minorenni.

Neonato muore di freddo, è successo a Bologna

La notizia è di quelle che lasciano atterriti, increduli, vergognosamente impotenti. Un bimbo di soli venti giorni è morto per il freddo. E’ accaduto a Bologna, all’Ospedale Sant’Orsola dove il piccolo era giunto in gravi condizioni la scorsa settimana.

Il bambino era nato lo scorso dicembre da mamma e papà italiani e a quanto pare viveva per strada con i genitori, il suo gemello e una sorellina più grande, che stanno bene. I medici che lo hanno soccorso e tentato, inutilmente, di salvarlo escludono che a causarne la morte sia stato un virus, più probabile invece che non abbia retto le condizioni di vita cui era esposto.

Il bambino ha mal di testa, come comportarsi?

Il vostro bambino ha male alla testa e non sapete come aiutarlo. Prima di farvi prendere dal panico, sappiate che l’emicrania in età pediatrica è un disturbo molto diffuso fin dalla nascita. Esistono diversi tipi di cefalee: ci sono quelle essenziali, che non hanno una causa riconoscibile e spesso possono essere associate a un disturbo di carattere psicologico (problemi in famiglia o a scuola), e poi quelle sintomatiche che nascondo veramente un problema, che può essere di piccola entità come una sinusite o molto grave come il tumore.

La prima cosa da ricordarsi è quella di non dare farmaci. Non bisogna essere tentati dagli antidolorifici, soprattutto se non c’è una prescrizione medica. Non bisogna però neanche sottovalutare il problema: chiedete quindi il consulto del vostro pediatra.

Corsi anti-bullismo per i bambini delle Elementari

Non è la prima volta che affrontiamo il tema del bullismo, perché purtroppo nelle scuole (e non solo) è sempre più diffuso. Lo troviamo tra i bambini piccoli, tra i ragazzi più grandi e non fa neppure distinzione di sesso. Esistono però i programmi antibullismo nelle scuole e sono in grado di ridurre fino al 72% il pettegolezzo tra gli studenti, una forma di vessazione verbale che, secondo gli esperti, arriva spesso a sfociare in atti di bullismo fisico, anche in manifestazioni di violenza.

Questo almeno quanto sostiene uno studio dell’Università di Washington e pubblicato su School Psychology Review, da cui si evince che il gossip e le chiacchiere maligne possono scatenare reazioni violente e che tre mesi di corso anti-bulli ha portato ottimi risultati.