Bambini e videogiochi, i maschi non diventano più aggressivi

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Con buona pace delle mamme costituzionalmente contrarie ai videogiochi, tra cui la sottoscritta, sembra che il loro utilizzo non renda i bambini più aggressivi. A dimostrarlo è uno studio condotto presso la Yale University e pubblicato sulla rivista Pediatrics, che ha preso in considerazione però un campione di adolescenti di età compresa fra 14 e 18 anni. Secondo gli studiosi nel 95% dei casi i videogiochi in cui i nostri figli vengono chiamati a combattere cruente battaglie virtuali sono del tutto innocui mentre solo il 4,9% dei ragazzi sviluppa una vera e propria dipendenza.

Anzi sembra addirittura che i videogiochi facciano bene ai nostri figli più grandi che, cimentandosi in questo passatempo almento un’ora a settimana, restano lontani da droga e tabacco. Questo però vale solo per i maschietti; le femmine invece si che sarebbero poratae ad assumere atteggiamenti più aggressivi con i coetanei, concedendosi di tanto in tanto anche una sigaretta.

Ma c’è di più: le ragazze che giocano con i videogames risultano anche essere in sovrappeso. Del tutto opposti invece i risultati di uno studio condotto qualche tempo fa presso le Università di Michigan e Ohio: secondo questi studi i videogiochi più violenti lascerebbero nei maschi una certa scia di aggressività fino a 24 dopo il termine dell’ultima partita, effetto che risultava assente nelle femmine.

Premesso che lo studio condotto presso la Yale University prende in considerazione un campione molto vasto (oltre 4000 mila giovani) e  risulterebbe meglio strutturato di quelli condotti presso le altre università, in cui i giovani vengono sottoposti a sessioni di gioco di una certa brevità (nessun ragazzo resta davanti alla consolle per soli venti minuti), nell’attesa di saper quale dei due team di studiosi ha visto giusto io consiglierei di comprare ai nostri figli, bambini o adolescenti che siano, un bel libro o, in alternativa, portarli a fare una bella passeggiata per i boschi.

[Fonte: Corriere della sera]

2 commenti su “Bambini e videogiochi, i maschi non diventano più aggressivi”

  1. ( mi scuso in anticipo per gli errori ortografici che probabilmente farò per via della mia tastiera malfunzionante). Sono daccordo sul fatto di comprare un bel libro da laggere al figlio, ma questo libro non deve essere in sostituzione ai videogiochi. I videogiochi vengono sempre condannati dai genitori o usati come pretesto per ricordare ai figli i loro debiti formativi. Spesso viene detto che non sono utili o addirittura che limitino le capacità mentali. I videogiochi però hanno un utilità: non sono utili nell’immediato, ma saranno utilissimi nel futuro. Cerco di spegare con alcuni esempi. Il leone quando è piccolo inizia a giocare con la madre o con altri leoncini. Spesso questi “giochi” sono molto violenti. Inoltre non servono nell’immediato, per esempio a garantire la sopravvivenza degli animali, ma a lungo termine sì. Nel senso che, quando il leoncino sarà diventato adulto, quei giochi, quelle abilità sviluppate da piccolo, gli permetteranno di essere veloce, abile e implacabile nella cattura della preda. La stessa cosa avveniva un secolo fa, quando un bambino giocava con un bastoncino e una ruota. Egli, imparando a far girare la ruota con il bastoncino, sviluppava la sua coordinazione oculo-manuale, che gli sarebbe servita poi per il lavoro, qualsiasi lavoro, che avesse affrontato nella vita. Ora, i videogiochi odierni svolgono più o meno la stessa funzione. Spesso chi li condanna, come gli adulti in genere, semplicemente non li conosce. Ad esempio, i giochi arcade o sparatutto, che sono proprio quelli in cui è meno implicata la riflessione, quindi più criticati dagli adulti, sviluppano le abilità manuali ed i riflessi del giocatore, costringendolo ad affrontare difficoltà seminate sul percorso. I giochi di strategia, invece, obbligano l’utente a fare delle scelte oculate, in quanto se il giocatore non compie le corrette azioni che l’avventura richiede per essere risolta, la storia non progredisce. In più esistono molti giochi ai quali i ragazzi giocano insieme e quindi socializzano. Anche giocare da soli può far socializzare: ad esempio un ragazzo che si blocca in un certo punto del gioco il giorno dopo discuterà coi suoi amici chiedendo consigli su come andare avanti

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