Bambini, boom di ustioni a causa delle piastre per i capelli

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Truccare le bambine e pettinarle come Barbie o principesse. È una tendenza molto diffusa tra i genitori e anche nociva. Tempo fa abbiamo parlato dei danni causati dal make up, che in molti casi scatenano allergie, oggi invece ci concentriamo su un altro strumento di bellezza: le piaste per i capelli, che possono provocare gravi ustioni.

Le piastre possono raggiungere i 200 gradi e sono devono essere utilizzate solo dagli e sugli adulti. Non è sempre così. Si verificano spesso, genitori (le mamme) che stirano i capelli alle bambine, per rendere lisce le loro chiome e alla moda, o che le lasciano giocare con questi accessori. È necessario fare molta attenzione, perché le ustioni da piastra sono dolorosissime e sui bambini possono anche essere molto gravi, perché la loro pelle è più delicata e sottile.

L’allarme arriva dall’Irlanda. All’ospedale di Belfast, il 9% dei bimbi accorsi al pronto soccorso, fra il 2009 e il 2010, avevano una diagnosi per bruciature, causata proprio dall’abuso della piastra per capelli. Ma dove si scottano? Secondo quanto riportato dalla Bbc, le ustioni curate al  Royal Hospital for Sick Children, sono soprattutto sulle mani, perché hanno cercato di afferrare l’elettrodomestico incandescente. I piccoli hanno in media 18 mesi.

Non è l’unica zona. Tanti bimbi hanno riportato bruciature sulla testa, a dimostrazione che la mamma ha cercato di lisciare i capelli, sulle braccia e anche sui piedi.  È quindi importantissimo tenere lontani le piastre dai bimbi e soprattutto non abbandonarle in bagno ancora roventi. Possono impiegare anche 40 minuti prima di raffreddarsi e dunque occorre evitare di lasciarle in luoghi facilmente raggiungibili.

Infine, una raccomandazione sui trattamenti di bellezza. Le bambine non sono delle bambole. Non si può ragionare sui cosmetici o sui trattamenti per i capelli come faremmo sul nostro corpo. La loro pelle è 15 volte più sottile rispetto a quella di un adulto.  Solo questo dovrebbe aiutarci a pensare.

 

Photo Credit| ThinkStock

[Fonte]

 

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